MoserFrancesco Moser (Palù di Giovo, Trento, 1951). Nella prestigiosa storia del ciclismo italiano è il corridore più vittorioso di sempre. Tra i ciclisti più affermati durante gli anni ’70 e ’80, con 273 vittorie su strada risulta ad oggi il ciclista italiano con il maggior numero di successi: a livello mondiale è quinto assoluto. Imbattibile nelle prove di un giorno – il suo personale palmares conta tutte le più grandi classiche del calendario nazionale e internazionale – quando era in attività ha comunque vestito le più prestigiose maglie delle gare a tappe. Nonostante i limiti sulle grandi salite Francesco Moser si è imposto grazie alla sua combattività e alla capacità di gestire la squadra. E proprio per questa sua dote di leader qualcuno l’aveva soprannominato “lo sceriffo”.

Dopo il ritiro dall’attività agonistica nel 1987 si è dedicato alla sua campagna trentina, diventando produttore di vino e coltivatore di mele. Rimane comunque legato al mondo del ciclismo come collaboratore de “La Gazzetta dello Sport” e con una fortunata attività nel campo della produzione di biciclette. Moser si è anche dedicato alla vita politica, ricoprendo vari incarichi nell’amministrazione della Provincia di Trento. Nel 2001 si è inoltre candidato alla presidenza della Federazione Ciclistica Italiana.

 

HO OSATO VINCERE

«Cadi nove volte, rialzati dieci.» Francesco Moser in bicicletta è stato un numero uno, vincendo più di ogni altro ciclista italiano. Ma tutti i suoi grandi successi – dal Mondiale su pista del 1976 a quello su strada del 1977, dalle tre Parigi-Roubaix inanellate di seguito fra il 1978 e il 1980 alla vittoria al Giro d’Italia del 1984 – sono nati dalla tenacia con cui si è saputo risollevare dopo le sconfitte, rimontando ogni volta in sella deciso a dare battaglia, senza mai risparmiarsi sui pedali. Così Moser è diventato uno degli sportivi più amati di ogni tempo, fino alla consacrazione del record dell’ora, il primato stabilito a Città del Messico nel 1984 a trentatré anni, quando erano in molti a considerarlo ormai sul viale del tramonto.

Del resto lui è sempre stato l’uomo dei primati. Non solo per i tre record dell’ora – in altura, al livello del mare e al coperto – ma perché fu un innovatore su tutti i fronti, proiettando il ciclismo di quegli anni nel futuro: fu il primo a usare le ruote lenticolari, a indossare gli occhiali antivento, a sperimentare nuovi metodi d’allenamento, tutti dettagli che poi gli altri corridori copiarono. Dopo Coppi e Bartali, nessuno come lui ha saputo raccogliere intorno a sé l’affetto di tifosi e appassionati, che si rispecchiavano nel ciclista fiero e dalla pedalata potente, poco avvezzo a strategie e giochi di squadra, sempre pronto a spingere e ad attaccare per arrivare, semplicemente, davanti a tutti.

Con la schiettezza che l’ha reso celebre, in queste pagine Moser ripercorre in prima persona la propria epopea sportiva, dall’infanzia contadina nella sua Palù di Giovo, in Trentino, ai record messicani, dai duelli con Merckx alla rivalità con Saronni, dalle infernali classiche del Nord ai Giri d’Italia, dalle brucianti sconfitte alle incredibili vittorie. Una carriera ineguagliata, e insieme il grande romanzo popolare di un eroe che ha saputo conquistare un posto nell’immaginario collettivo