GianCarlo-Muzzarelli“Non dobbiamo costruire un’altra città. Dobbiamo rinnovare la città che abbiamo, avendo cura della sua storia e della sua identità, producendo nuova cultura urbanistica e qualità edilizia, inserendo con intelligenza e consenso innovazioni urbanistiche e architettoniche, ridisegnando, ricucendo e rigenerando parti della città”. Lo ha affermato il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli introducendo oggi, lunedì 27 luglio, in Consiglio comunale la comunicazione sulle linee di indirizzo della definizione del Piano strutturale comunale (Psc) illustrate dall’assessora all’Urbanistica Anna Maria Vandelli.

Il passaggio da Prg a Psc lo ha delineato Muzzarelli: “Il cambiamento non é solo nominale, é un altro impianto. La discussione si sposta dalle aree da trasformare e dai progetti di intervento, demandati al Piano operativo (Poc), allo scenario di lunga durata e ai principi di una politica urbanistica che deve portare a sintesi forza, qualità e sostenibilità dello sviluppo”. E il sindaco, ricordando il dibattito degli ultimi anni, ha chiarito che “non ci sono in vista espansioni della città, devastazioni del territorio, incrementi clamorosi della popolazione”. Le scelte che verranno compiute, privilegiando la rigenerazione urbana, si svilupperanno “nei limiti delle trasformazioni urbanistiche già previste dal Prg vigente, il nostro saldo zero sta dentro questo perimetro”.

Per Muzzarelli, infatti, “i confini urbanistici di Modena sono tracciati e non c’è motivo di apportarvi variazioni significative”. Per il sindaco è fuorviante il dibattito “cemento sì o cemento no” che si apre tutte le volte che si muove una pietra, a prescindere “dalla reale dimensione e dalla reale portata dei processi in corso, nonché dalle esigenze di flessibilità di un sistema economico che vuole rimanere dinamico e deve proporsi di generare ancora crescita di qualità e occupazione: si finisce per guardare il cespuglio invece che la foresta”. Muzzarelli, infatti, ha ricordato la visione di città già delineata in Consiglio comunale: “Noi abbiamo in mente una città che non si siede sugli allori ed evita di invecchiare male. Una città europea con un fisico competitivo sul piano economico e sociale, effervescente sul piano culturale, aperta, inclusiva e giusta sul piano sociale, attraente verso il mondo, presente e propositiva sulla scena regionale e nazionale”.

Il dimensionamento del Prg vigente lo la descritto l’assessora Vandelli: dei 106 mila alloggi di dimensionamento all’approvazione dello strumento urbanistico nel 2003, di cui 85.500 esistenti e 20.500 previsti, nel 2015 c’è ancora una disponibilità di 4.878 alloggi in territorio rubano e 549 in territorio agricolo, che rappresenta il 73 per cento del territorio comunale. Tra il 2003 e il 2015 la crescita della città è stata del 6 per cento (una media annua di circa 20 ettari) rispetto al 35 per cento del periodo tra il 1981 e il 2003 (media annua di 46 ettari) dopo la grande espansione degli anni Sessanta e Settanta.

Le sfide indicate da affrontare con il Psc sono quattro: la sostenibilità energetica, la mobilità cittadina, la residenza e il paesaggio urbano ed extraurbano. Con un’indicazione chiara a discutere, in  una visione d’insieme, strategie puntuali di cambiamento e qualificazione per ogni quartiere.

Tra gli snodi cruciali del Psc indicati dal sindaco (“oggetti che ne costituiscono già le premesse in attesa di esserne gli architravi”) emergono le novità della Diagonale ferroviaria dimessa della Madonnina e del Piano caserme, che si aggiungono alle ex Fonderie, all’ex Amcm, alle aree delle stazioni ferroviarie e allo scalo merci. “Tutti questi interventi – ha annunciato Muzzarelli – avranno un impatto evidente sul paesaggio urbano. Alcuni sono già stati progettati, altri sono in fase di progettazione, altri ancora, come l’area della Pisacane potranno essere affidati a un concorso internazionale di idee”.

SEMPLIFICAZIONE E TRASPARENZA NEL NUOVO RUE

Il Regolamento sarà scritto insieme al Piano. Un percorso condiviso che “si concluderà nell’arco di circa tre anni”. Varianti al Prg: dal 2003 sono state 45

Semplificazione, trasparenza e certezza del diritto. Sono le parole chiave che il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli ha indicato per la definizione del nuovo Regolamento urbanistico edilizio (Rue) che verrà scritto insieme al Psc. “Sarà un passaggio chiave – ha affermato Muzzarelli in Consiglio comunale – per riannodare il rapporto fra cittadini, imprese e pubblica amministrazione. Sarà lo strumento principe per la realizzazione del Piano strutturale. L’esperienza insegna che troppe rigidità richiedono poi troppe deroghe; troppe norme finiscono per confliggere e per moltiplicare le interpretazioni; procedure troppo complesse possono fare a pugni con la trasparenza”.

L’attuale Piano regolatore, esito del cosiddetto “spacchettamento” dopo la riforma regionale, dall’approvazione del 2003 è stato oggetto di 45 varianti che, mediamente, richiedono un tempo di 308 giorni (tra adozione e approvazione, escludendo la fase di elaborazione precedente alle proposte) a testimonianza di una certa rigidità nell’impostazione che contribuisce a determinare “una progressiva perdita di visione organica” ha spiegato l’assessora all’Urbanistica Anna Maria Vandelli.

Il percorso di definizione del nuovo Psc, che si concluderà “nell’arco di circa tre anni”, dovrà essere un percorso condiviso con la creazione di un Tavolo permanente con associazioni, ordini e collegi. Previsti anche sondaggi, seminari formativi, convegni e diverse iniziative di partecipazione. I passaggi saranno quelli dettati dalla normativa regionale che prevede l’avvio con  il documento preliminare di Piano elaborato dalla Giunta, la convocazione della Conferenza di pianificazione per arrivare all’Accordo e quindi all’adozione in Consiglio comunale e poi, dopo le osservazioni, all’approvazione definitiva.

 

GLI ASSI DI LAVORO E LE PRINCIPALI DIREZIONI

Gli interventi delineati in Consiglio dall’assessora Vandelli tra città compatta, rigenerazione urbana, mobilità, città attiva e la necessità di abitare tutti

Gli assi di lavoro principali delineati dall’assessora all’Urbanistica Anna Maria Vandelli introducendo il percorso del Psc riguardano il fuori città (la riconquista del paesaggio agrario e rurale, la cintura verde, gli ambiti fluviali); il sistema ovest/est che ha nella Diagonale e nella via Emilia gli assi portanti (qui si appoggiano i progetti più rilevanti: scalo merci, Cittanova, Modena Nord, Ottavo campale) e rafforza il ruolo baricentrico del centro storico; il sistema nord/sud che prosegue ed implementa le azioni di riqualificazione della fascia ferroviaria (nodo stazione) e verso sud (ex Amcm).

Le direzioni in cui muoversi sono quelle della città compatta, della rigenerazione urbana, del muoversi in città, della città attiva e attrattiva, dell’abitare tutti. In sintesi gli elementi principali indicati in Consiglio comunale.

Città compatta – Definire con chiarezza i limiti della città compatta, in relazione al Prg vigente ed agli obiettivi a lungo termine del piano. Finalizzare le trasformazioni del suolo disponibile a politiche di densificazione del costruito e alla rigenerazione e riqualificazione della città esistente. Puntare al saldo zero nel consumo di nuovo territorio, attraverso politiche di contenimento di nuovo uso del suolo, di riuso e qualificazione. Attivare modalità perequative efficaci e innovative, finalizzate a costruire migliori condizioni di fattibilità degli interventi di riuso e rigenerazione. Rinnovare le politiche di gestione del patrimonio di aree pubbliche per incentivare riuso e densificazione urbana.

Rigenerazione – La rigenerazione diffusa diventa obiettivo prioritario del piano, da promuovere anche attraverso forme di incentivo innovative (crediti edilizi, fiscalità eccetera). è grande spazio per prendersi cura, rigenerare e riqualificare ciò che già c’è: in una vera logica di resilienza e adattamento, riferita allo stock edilizio esistente, alle funzioni ed allo spazio pubblico (strade, giardini, parchi, piazze), ed anche al territorio rurale. Occorre transitare da un sistema meramente quantitativo a una nuova attenzione alla qualità degli interventi, rinnovando quindi la capacità di valutare le prestazioni attese dalle trasformazioni. Ricercare un sistema di regole in grado di dare immediata risposta alle richieste di flessibilità che le trasformazioni oggi chiedono. Ricalibrare gli standard urbanistici (con la Regione). Rimettere al centro la capacità di progetto (concorsi), anche in termini di micro-interventi urbani, in particolare nella città consolidata.

Muoversi in città – Ridiscutere ed aggiornare un modello di mobilità urbana, fondato oggi sull’uso del mezzo privato. Puntare su alcune occasioni particolarmente significative su cui sviluppare ragionamenti per una mobilità diversa (Diagonale). Verificare effettive strategie sul sistema delle ferrovie minori, sul trasporto pubblico, all’ulteriore rafforzamento dell’uso della bicicletta, e dei piedi. Ricomporre e migliorare la rete infrastrutturale: sia con riguardo alle infrastrutture viarie (accessi dall’esterno, complanare, Scalo Merci), sia verso la mobilità alternativa all’auto, in una logica di rete diffusa.

Città attiva –  E’ quella che sa promuovere, accogliere e gestire le opportunità di trasformazione, focalizzando sui contenuti e semplificando procedure. E’ condizione per essere anche città attrattiva. Per i progetti urbani più importanti significa definire obiettivi e prestazioni attese, anche mediante scenari alternativi da condividere, e costruire la soluzione quando ne maturano le condizioni. Nella gestione della città esistente significa esplicitare ciò che non può essere ammesso e definire quindi un ventaglio di possibilità delle trasformazioni diffuse. Un obiettivo fondamentale è quello di limitare la incertezza e stabilire un quadro di riferimento chiaro, certo e condiviso. Significa passare da una logica di vincolo ad una logica di incentivo, da controllo a regia, dal “variare” al “costruire” la soluzione migliore.

Abitare tutti – Altro tassello di una politica inclusiva è che tutti abbiano accesso all’abitazione. Non si può essere cittadini di una città senza una casa. Occorre innovare politiche e strumenti per continuare ad essere all’avanguardia nel panorama nazionale. Occorre ragionare sulle forme dell’abitare, esplorando le possibili soluzioni dopo avere messo a fuoco le diverse esigenze: desiderare la casa in proprietà, affittare la casa per necessità, non volere comprare la casa per scelta, condividere la casa con altri, non avere i soldi per la casa, costruirsi da soli la casa. Al piano non compete solo il compito dare risposte alle diverse richieste, ma anche quello di darle nei modi più efficienti: verificando le scelte rispetto ai contesti più idonei ed adatti, valutando costi e benefici delle scelte, mettendole a sistema con la città esistente