10.781 euro. E’ il numero ‘magico’ che rappresenta quanto paga in imposte locali una impresa ‘tipo’ di Modena con cinque addetti, secondo una ricerca del centro studi nazionale di Confartigianato Lapam. Lo studio ha preso in esame, appunto, una impresa ‘tipo’ con due lavoratori indipendenti e tre dipendenti a tempo indeterminato, con un immobile produttivo in proprietà, calcolando il ‘peso’ di cinque imposte locali: addizionale regionale Irpef, Irap, addizionale comunale Irpef, Imu e Tasi.

I numeri.

A Modena il prelievo complessivo di queste imposte è di 9,875 euro, che diventano 10.781 con la ‘tassa sulla tassa’ derivante dalla mancata detrazione dell’Imu. Il prelievo complessivo per addetto è dunque di 2.156 euro. La nostra provincia rimane al di sotto della media nazionale, se pure non di molto (i dati medi italiani sono rispettivamente 11.164 euro e 2.233 euro per addetto), e al secondo posto in regione (solo a Rimini si paga meno), ma non c’è comunque molto da stare allegri, anzi… La suddivisione fra i vari tributi è la seguente: 3.630 euro di Irap (anno fiscale 2012); 2.316 di addizionale regionale Irpef e 748 euro di addizionale comunale Irpef (anno fiscale 2013); Imu più Tasi 3.181 euro (anno fiscale 2014). A questi si aggiungono 906 euro dati dalla mancata detrazione Imu.

La ‘tassa sulla tassa’.

Questa è una vera e propria ‘tassa sulla tassa’, a causa dell’impossibilità di dedurre completamente l’Imu (solo al 20% per le imposte dirette e nulla ai fini del calcolo Irap), che ‘pesa’ incrementando dell’8,9% il prelievo locale dei cinque tributi presi in esame. E dato che la crescita del prelievo fiscale locale è stata trainata dalla tassazione immobiliare, che ha interessato prevalentemente le piccole imprese (proprietarie del 53,3% degli immobili strumentali posseduti da soggetti diversi dalle persone fisiche, il timore di un ulteriore aumento della tassazione (che in Italia negli ultimi anni è cresciuta di 4,2 punti arrivando al 43,4% del Pil) è alto.

L’analisi.

“L’impossibilità di dedurre completamente l’Imu è uno dei grandi problemi, e poi non è possibile rinviare ancora un robusto taglio dell’odiosa Irap – sottolinea Lapam Confartigianato -. Si metta poi mano subito alla detassazione degli immobili produttivi (capannoni, laboratori, negozi, macchinari, attrezzature…) che non possono essere considerati alla stregua di ‘beni di lusso’. E non c’è solo una imposizione soffocante, bensì pure un sistema complesso e barocco di tasse, imposte e gabelle che mettono ulteriormente in difficoltà l’impresa. Infine – conclude Lapam – occorre rispettare le promesse fatte, ovvero consentire di pagare le tasse sulle fatture incassate e non su quelle emesse e introdurre la nuova imposta sul reddito d’impresa (Iri), che consentirebbe anche alle Pmi di avere una aliquota fissa al 27,5%, al pari dell’Ires”.