La qualità dei luoghi di cura nei paesi emergenti, in particolare in Africa, è al centro del simposio internazionale “Quality Design for Health Care Facilities in Emerging Countries. Case Studies in Africa”, iniziato oggi pomeriggio nella Sala del Tricolore di Reggio Emilia. L’evento è curato dall’architetto Luca Molinari e organizzato da ‘Aga Khan Award for Architecture’ e Comune di Reggio Emilia con il supporto di Fondazione E35, Emergency, Tamassociati, Ordine degli Architetti della provincia di Reggio Emilia, Sicrea Group e Boorea. L’iniziativa è incentrata sulla presentazione di soluzioni per un design di qualità nelle strutture sanitarie situate nei paesi in via di sviluppo: vengono infatti illustrate le best practice messe in campo da progettisti, attivisti, medici e rappresentanti delle istituzioni che forniscono servizi sanitari di alta qualità e vie praticabili, e sostenibili, nell’ambito della cura e della cooperazione interculturale. Un’attenzione particolare viene dedicata al Centro Salam di Cardiochirurgia a Sobo (Khartoum, Sudan), progettato da Tamassociati e premiato nel 2013 con il Premio Aga Khan Award.
Il simposio internazionale, patrocinato da Expo Milano 2015, è stato aperto dagli interventi del sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi, dell’assessore alla Città internazionale Serena Foracchia, del direttore dell’Aga Khan Award for Architecture Farrokh Derakhshani, e del curatore del simposio Luca Molinari.
“Reggio Emilia – ha detto il sindaco Vecchi – ha una sensibilità particolare verso la dimensione internazionale, che nasce a partire dai primi anni Settanta con i progetti di cooperazione e aiuto sanitario indirizzati al sud dell’Africa, e in particolare al Mozambico, al Sudafrica e all’Angola. Una vocazione internazionale che si esprime oggi, ad esempio con la Fondazione per l’Agenzia di progettazione internazionale, oltre che con l’attività di Reggio Children nota nel mondo. Questa apertura al mondo dà il segno della capacità innovativa di questa città e rappresenta una base forte su cui costruire orizzonti di sviluppo che abbiano la cura della persona al centro. Una filosofia che si riflette sulle competenze distintive della nostra città, tra cui l’educazione, la cultura, lo sport: investire in questi ambiti, così come nella cura dei luoghi, è per noi un investimento sulle persone. E in questo l’architettura ha un ruolo decisivo. Queste competenze costituiscono la nostra identità e rappresentano i nostri ideali di uguaglianza, cioè fornire il più possibile pari opportunità a ogni persona, perché possa crescere ed esprimersi con libertà e dignità”.
“Il concetto alla base della premio Aga Khan – ha detto il direttore Derakhshani – è quello di premiare quegli architetti che, con il loro lavoro, realizzano qualcosa che ‘va oltre l’architettura’, che non si limitino a costruire un bell’edificio ma che si sforzino di comprendere l’effetto che il loro lavoro può avere sulle persone e sulla qualità della loro vita. Come Fondazione ci occupiamo non solo di architettura e musei, ma anche di educazione, sanità, cultura: elementi che creano una comunanza di interessi con la città di Reggio Emilia, famosa nel mondo per l’impegno che mette nello sviluppo di questi settori”.
“L’architettura – ha detto Molinari – è ‘sostanza di cose sperate’, come diceva Edoardo Persico, perché dà sostanza ai desideri e alle speranze delle persone. Proprio per questo l’architettura non può non essere un bene comune, non può prescindere dalla committenza e, quindi, dalla sua funzione civile. E questo è il senso del simposio di oggi, che costituisce un significativo passo in avanti nella costruzione di un’agenda comune tra ricerca architettonica e medicina nella ideazione e costruzione di nuovi spazi per la cura in Africa nei prossimi decenni. Spazi in cui il paziente, la sua umanità, la cura e la qualità dei luoghi vengono pensati insieme”.
“Prendersi cura della comunità genera coesione – ha detto l’assessore Foracchia – Reggio Emilia lo sa bene, e ha fatto di questo stile il suo punto di forza anche nelle relazioni internazionali, costituendo con altri paesi una comunità allargata. Credo sia questa una delle ragioni che ha portato a scegliere Reggio Emilia quale sede di questo simposio, che associa un indiscutibile valore tecnico-scientifico a una sensibilità sull’uomo e sulle radici di ogni comunità a cui l’architettura si rivolge”.

Il simposio prosegue sabato 24 ottobre al centro internazionale Loris Malaguzzi, con quattro panel nel corso dei quali portano la loro esperienza esponenti del mondo della progettazione, della cooperazione e della medicina, che con il loro lavoro hanno conseguito risultati di eccellenza e futuro possibile anche nell’Africa Subsahariana, dove persistono i più bassi indici di aspettativa di vita. Tra i relatori: Hanif Kara, professore presso la Harvard Graduate School of Design e co-fondatore dello studio londinese Aktii; Cuamm Medici con l’Africa; Jackson Amone, commissario del Dipartimento dei Servizi clinici al ministero della Salute ugandese; Fabrizio Carola, pioniere dell’architettura sostenibile in Africa; Tomà Berlanda, direttore della School of Architecture, Planning and Geomatics presso l’Univesità di Cape Town e fondatore dello Studio Active Social Architecture a Kigali (2012-14); Mark Careaga di Payette Associates, e ancora i giovanissimi James Mitchell di Orkidstudio e Michael Murphy di Mass Design Group.

CASO STUDIO: IL SALAM CENTRE IN SUDAN – Il simposio 2015 riunisce esperti internazionali provenienti dall’ambito dell’architettura, della medicina, delle Ong e della cultura, coinvolti nell’ideazione, costruzione e sviluppo di politiche e pratiche a lungo termine per la cura, l’accoglienza e l’educazione in Africa. Professionisti che vogliono affermare una visione di qualità che è globale nei suoi esiti, rispettosa del contesto e dei destinatari, sostenibile dal punto di vista ambientale e, non ultimo, motore per la parità dei diritti.
Ne è un esempio il Salam Centre di Emergency, primo centro cardiologico a fornire cure gratuite e ospitalità per i parenti dei malati, per pazienti provenienti da 23 paesi africani diversi. Il modello del Salam ha incoraggiato la creazione di altri poli sanitari nei paesi confinanti il Sudan coprendo un’area grande tre volte l’Europa.

AGA KHAN AWARD FOR ARCHITECTURE – Dal 1980 il Premio ‘Aga Khan Award for Architecture’ (AKAA) viene conferito a progetti in tutto il mondo che hanno stabilito nuovi standard di eccellenza in architettura, pianificazione urbana, salvaguardia del patrimonio storico e progettazione del paesaggio. Il Premio è attribuito a quei progetti che hanno dato risposta alle necessità – economiche, sociali e spaziali – di una comunità, sostenendone le aspirazioni per il futuro attraverso un uso sapiente delle risorse e l’impiego di tecnologie innovative. Architetture che offrono spazi di qualità in cui vivere, lavorare e giocare a prescindere dal genere, dall’origine e dal credo religioso dei suoi utilizzatori finali.

REGGIO E L’AFRICA – Non è una coincidenza che il simposio si svolga a Reggio Emilia in collaborazione con l’assessorato alla Città internazionale del Comune di Reggio nell’Emilia, ente che fin dagli Anni Sessanta vanta una lunga tradizione di cooperazione con l’Africa prima al fianco dei movimenti di liberazione di Mozambico, Namibia e Sud Africa, poi gemellandosi con città africane come Polokwane (Sud Africa, 2004) e Pemba (Mozambico, 2012). Coinvolta attivamente nella promozione del movimento anti-apartheid, la città ha siglato nel 1977 un patto di solidarietà con il Congresso Nazionale Africano (ANC), il movimento per la creazione di un Sud Africa libero e democratico fondato da Nelson Mandela, Oliver Tambo e Walter Sisulu. Il Comune ha affidato le relazioni internazionali con i partners africani a Fondazione E35, che promuove progetti di cooperazione decentralizzati, iniziative di sensibilizzazione e coinvolgimento della comunità, conferenze internazionali e di supporto per le relazioni commerciali con il continente africano.