interno-autoAlla base del trend positivo dei consumi di beni durevoli (+7,5% rispetto al 2014), la dinamica vivace del comparto mobilità che vede in crescita: le auto nuove (+18,2%), il segmento dell’usato (+6,2%) e i motoveicoli (+4,9%). Bologna con un reddito medio pro capite di 24.973 detiene il primato a livello regionale, ed è seconda solo alla provincia di Milano nella graduatoria nazionale. Nel capoluogo si registra nel 2015 la crescita più ampia della spesa per l’acquisto di Auto usate (+7,1) e Mobili (+2,8%). La spesa complessiva per l’acquisto di beni durevoli registra un incremento in tutte le provincie: Rimini (8,9%), Ravenna (8,5%), Bologna (8,4%); Reggio Emilia (7,8%); Forlì-Cesena (7,8%), Parma (7,2%), %), Piacenza (6,6%), Modena (6,2%), Ferrara (6%).

Questi sono i principali risultati della ventiduesima edizione dell’Osservatorio di Findomestic Banca sul consumo di beni durevoli in Emilia Romagna, presentato oggi a Bologna presso il Grand Hotel Majestic.

Gli acquisti dei beni durevoli registrano un incremento in tutte le provincie: Bologna (8,4%); Modena (6,2%); Reggio Emilia (7,8%); Parma (7,2%); Ravenna (8,5%); Forlì-Cesena (7,8%); Ferrara (6%); Piacenza (6,6%); Rimini (8,9%).

La spesa complessiva per i beni durevoli registrata in Emilia-Romagna è stata pari a 5,007 milioni € (+7,5% rispetto all’anno precedente), su un totale nazionale pari a 54,580 milioni €.

 

I settori di spesa

Auto e moto – Trend brillante per il settore delle auto nuove che raggiungono un incremento pari a +18,2% rispetto a 3,1% del 2014; aumenta anche la spesa per i beni del comparto (1.601 milioni di euro rispetto ai 1.354 del 2014). Quadro positivo anche per le auto usate (+6,2%) e per i motoveicoli che registrano una ripresa (variano dal 4,6% al 4,9%).
Mobili – Aumentano i dati del mercato dei mobili che crescono dal 0,4% a +2,1%. In crescita anche la spesa complessiva prevista da parte delle famiglie emiliane che si registra a 1,161 milioni di euro.
Elettrodomestici – In crescita il segmento degli elettrodomestici grandi e piccoli che incrementa i consumi (+4,7%) raggiungendo una spesa complessiva di 362 milioni di euro rispetto ai 346 dell’anno precedente. In calo invece i beni del comparto dell’elettronica di consumo, che diminuisce variando da -6,3% del 2014 al -9,5% attuali.

Prodotti Informatici – In calo il settore dell’Information Technology che vede diminuire i consumi da -0,3% del 2014 a -3,7% attuale. Quadro negativo anche per la spesa complessiva che si attesta a 187 milioni di euro.
Le province

Aumenta il reddito disponibile pro capite di tutte le provincie emiliane.

Il capoluogo vede aumentare il rendimento dei propri abitanti da 24.803 euro dello scorso anno a 24,973 euro attuali. Aumentano anche le provincie di Forlì-Cesena (22,735 euro); Parma (21,934 euro); Modena (21,917euro); Piacenza (21,164 euro); Ravenna (20,673 euro); Reggio Emilia (20,430 euro); Rimini (19,144 euro) e Ferrara (18,616 euro).

Complessivamente il dato della regione Emilia-Romagna mostra un incremento che va da 0,0% del 2014 a +0,5% del 2015.

Performance brillante nel mercato delle auto nuove in tutto il territorio. Il capoluogo assiste ad una straordinaria crescita: aumentano i dati dal +2% raggiungendo quota +19,2% e registrando una spesa complessiva di 390 milioni di euro. Trend positivo anche per tutte le altre provincie: Forlì-Cesena (+18,1%); Parma (+18,8%); Modena (+15,4%); Piacenza (+15,9%); Ravenna (+20,9%); Reggio Emilia (+19,2%); Rimini (+26,3%) e Ferrara (+12,5%).

Il mercato delle auto usate mostra una crescita disomogenea. I dati aumentano nelle provincie di: Bologna (+7,1%); Ferrara (+6,8%); Reggio Emilia (+6,7%); Piacenza (+6,5%); Modena (+4,4%). In leggero calo invece: Parma (6,4%); Ravenna (6,2%); Forlì-Cesena (6,1); Rimini (4,6%).

Trend positivo per il mercato dei motoveicoli nella maggior parte delle provincie: Rimini sale a quota +11,1%; Reggio Emilia (+10,1%); Ferrara (+5,7%); Ravenna (+5,1%). In flessione invece il capoluogo di Regione che si attesta a 3,2%; Modena (2%); Parma (-3,8%) e Piacenza che scende fino a -4,5%.

In crescita i dati del segmento dei mobili in gran parte del territorio emiliano romagnolo: Bologna varia da 0,7% del 2014 a +2,8% attuale; Ravenna si attesta a +2,8%; Rimini +2,4%; Forlì-Cesena +2,3%, Piacenza 1,8% e Ferrara che vede incrementare i suoi consumi fino a +1,6%. Costante è il dato registrato a Reggio Emilia (+1,6%) mentre sono in leggera flessione le provincie di Modena (2,1%) e Parma (0,5%).

Quadro positivo in tutte le provincie per i beni del segmento degli elettrodomestici grandi e piccoli. Bologna si attesta a +5,2% incrementando i consumi destinati all’arredamento dal 2,2% dell’anno precedente. In linea con il trend positivo si collocano i dati favorevoli delle provincie di: Piacenza (+6%), Ravenna (+5,2%), Parma (+4,6%), Forlì-Cesena (4,6%), Reggio Emilia (+4,4%), Ferrara (+4,3%) e Rimini che si attesta a +2,9%, Costante è il dato di Modena +4,4%.

Il mercato dell’elettronica di consumo mostra dati in ripresa nelle due città della costa adriatica: Ravenna che varia da -9,7% del 2014 a -8,6% del 2015 e Rimini che incrementa i consumi del segmento dell’elettronica passando da -11,1% a -9%. Trend negativo per il resto del territorio: Piacenza (-7,6%), Bologna (-8,4%), Ferrara (-9,2%), Forlì-Cesena (-9,4%), Modena (-10,1%), Reggio Emilia (-10,2%) e Parma (-12,7%).

In calo i dati del settore dell’Information Technology in tutto il territorio. Bologna decresce fino al -2,5%; Ravenna

(-2,9%); Ferrara (-3%); Forlì-Cesena (-3,6%); Rimini (-3,7%); Modena (-4%); Piacenza (-4,2%); Reggio Emilia

(-4,8%) e Parma (-5,4%).

 

Alcune tendenze che si riscontrano anche in Emilia-Romagna

Negli ultimi 40 anni gli over “65enni” sono più che raddoppiati. Una famiglia su tre ha un anziano con necessità di assistenza giornaliera o parziale. Nel 77% dei casi ad occuparsene sono soprattutto i parenti: i figli nel 50% delle situazioni, le badanti (21%), il coniuge (16%), altri parenti (14%), oppure la casa di riposo (13%).

La spesa media mensile per nucleo famigliare dedicata all’assistenza degli anziani è di oltre 500 euro, una cifra che pesa sul budget medio famigliare. In questa economia di scambio gli anziani svolgono tuttavia anche un ruolo attivo dal momento che il 31% degli italiani over 65 dà una mano in famiglia ai figli e ai nipoti. Più in particolare il 71% si occupa dei nipoti, mentre il 31% aiuta direttamente i figli. Il loro contributo medio mensile stimato è di circa 385 euro per nucleo famigliare. Gli anziani costituiscono quindi una preziosa risorsa: per quasi una famiglia su cinque rappresentano infatti un aiuto importante (19%). Nel 12% delle famiglie gli over 65 giocano un doppio ruolo: seppur necessitino di assistenza, svolgono una importante funzione di supporto per il nucleo, nel 19% dei casi aiutano senza aver bisogno di forme di attenzioni particolari e nel 22% dei casi hanno bisogno di “una mano”, ma non sono in grado di contraccambiare. Il contributo medio è valorizzabile in 330 euro.

Tra i supporti di cui godono gli anziani attualmente, sono senz’altro da menzionare tutti quei migranti che forniscono servizi alle persone: il 77% degli stranieri, secondo gli italiani, effettivamente ricopre ruoli di badante e di colf, seguono professioni come l’operaio edile nel 53% dei casi, il lavoratore agricolo (45%) il domestico (41%), oppure il cameriere/barista (29%). Nel nord Italia gli immigrati svolgono lavori legati all’agricoltura nel 40% dei casi, sono badanti (70%), domestici (26%) oppure operai edili nel 60% dei casi.

Il dato sorprendente della ricerca è che solo un quinto degli intervistati sa quantificare la presenza degli stranieri in Italia e ben 4/5 ne sovrastima il numero che è di 5.000.000 nel 2015, l’8% della popolazione totale. Nel 1995 erano 685.000 unità con un’incidenza sulla popolazione inferiore all’1%.

Per il 42% del campione parlare di “immigrati” evoca pensieri che spaziano nella sfera della diffidenza, mentre nel 61% fa pensare all’area positiva dell’arricchimento/risorsa e a quella delle difficoltà che i migranti incontrano nel loro inserimento e alle motivazioni che li hanno spinti alla fuga dai paesi di origine. Le principali conseguenze della loro presenza sono considerate l’emergere di una società multietnica e multiculturale, in parte meno sicura, ma che certamente fa più figli.