A Modena e provincia sono 4.736 le imprese artigiane ad ‘alta esposizione alla concorrenza sleale’, se aggiungiamo quelle a ‘media esposizione alla concorrenza sleale’ il numero sale a 13.798, su un totale di oltre 21mila imprese artigiane in provincia. Non va meglio a Reggio Emilia e provincia dove sono 3.384 le imprese artigiane ad ‘alta esposizione’; se aggiunte a quelle a ‘media esposizione’ il numero sale a 13.886, su un totale di quasi 20mila imprese artigiane in tutta la provincia. 

Dati elevatissimi: naturalmente non significa che tutte queste imprese sono soggette a concorrenza sleale a causa dell’abusivismo, ma che operano in settori ad alta o media esposizione a questa vera e propria piaga.

Lo afferma una ricerca del centro studi nazionale di Confartigianato Lapam che ha monitorato il ‘peso’ dell’economia sommersa in Italia nel triennio 2011/2013, l’ultimo disponibile per questi dati. Ebbene, il sommerso rappresenta un grave fenomeno di concorrenza sleale per le imprese regolari. In questi anni la minaccia di sommerso, abusivismo e illegalità è cresciuta mentre, nello stesso arco di tempo, il lavoro autonomo era sotto pressione a causa della recessione conseguente allo scoppio della crisi del debito sovrano: nel triennio 2011-2013 il valore aggiunto dell’economia sommersa e illegale in Italia è salito del 2,4% mentre nello stesso periodo il valore dell’economia regolare scendeva del 2,4%; l’aumento del valore aggiunto dell’economia sommersa ed illegale avviene in parallelo al calo del 9,6% del valore aggiunto delle costruzioni, del 4,6% nel manifatturiero e dell’1,3% nei servizi.

Nello specifico le attività illegali – il traffico di stupefacenti, i servizi di prostituzione e il contrabbando di tabacco – generano un valore aggiunto pari a 16.6 miliardi di euro, superiore all’intero settore della produzione di mezzi di trasporto (15,8 miliardi). Il traffico di stupefacenti ha generato un valore aggiunto di 11,5 miliardi, un settore dell’economia illegale che, paradossalmente, vale pressochè l’intero settore dell’assistenza sociale (12,4 miliardi).

Una grave minaccia per le imprese regolari e in particolar per quelle operanti nell’artigianato, deriva dall’abusivismo. Nel Paese l’incidenza del lavoro irregolare è aumentata e sulla base di questi andamenti nel 2013 si ha un occupato indipendente irregolare ogni 5,9 indipendenti regolari. In Emilia Romagna questo dato è leggermente migliore della media nazionale, attestandosi sul 9,5% a fronte di una media nazionale del 12,8%.

“Questi dati – chiosa Lapam Confartigianato – confermano quello che già conoscevamo, ovvero che le imprese regolari devono avere a che fare non solo con un mercato difficile, con il costo dell’energia più alto della media Ue di circa 30 punti e di una imposizione fiscale e burocratica insostenibile, ma anche con i ‘furbetti’ che agiscono nel sommerso o con vere e proprie organizzazioni criminali che inquinano l’economia sana. La risposta della politica deve essere ferma: il sommerso va combattuto con leggi meno barocche e più adeguate ai tempi. A Modena come a Reggio, in particolare, le imprese più esposte all’abusivismo sono quelle del comparto costruzioni, dei servizi alla persona e del giardinaggio: come associazione continueremo a svolgere una funzione di controllo e di sostegno alle imprese regolari”.