lavoro_1Al 31 marzo scorso le imprese attive femminili erano 84.539, pari al 20,7 per cento del totale delle imprese regionali, con un leggero incremento rispetto alla stessa data del 2015 (+329 unità, pari allo 0,4 per cento). Gli effetti della crisi passata si riflettono ancora sulle imprese non femminili, che sono risultate 2.663 in meno (-0,8 per cento). In Italia le imprese in rosa (1.148.801) sono aumentate più rapidamente (+0,7 per cento). Da alcuni trimestri la base imprenditoriale regionale ha un andamento peggiore di quello riferito al complesso nazionale.

È quanto risulta dai dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio elaborati da Unioncamere Emilia-Romagna. Le imprese in rosa sono aumentate nella maggioranza delle regioni italiane. L’incremento è stato più rapido in Lombardia (+1,3 per cento), e in Calabria, Toscana e Puglia (+1,2 per cento in tutte e tre queste regioni). L’Emilia-Romagna è risultata dodicesima per la crescita.

La forma giuridica delle imprese femminili.

L’incremento delle imprese femminili è da attribuire sostanzialmente alle società di capitale, che sono aumentate notevolmente (+549 unità, pari al 4,3 per cento) e sono diventate il 15,9 per cento del totale, grazie anche all’attrattività della normativa delle società a responsabilità limitata. Questa, però, motiva anche la forte diminuzione delle società di persone (-303 unità, -2,2 per cento). Le ditte individuali hanno mostrato, invece, una maggiore tenuta risultando in lievissimo aumento (+0,1 per cento, +51 unità). Le cooperative e i consorzi fanno registrare una buona crescita (+2,5 per cento).

Le imprese femminili nei settori di attività economica.

A livello settoriale le tendenze non sono omogenee. Da un lato prosegue, la storica contrazione nell’agricoltura (-155 imprese, -1,2 per cento), e la crisi incide ancora ampiamente sulla manifattura (-107 unità, -1,4 per cento), e in misura più contenuta sull’insieme del commercio (-100 unità, -0,4 per cento) Stabili le imprese delle costruzioni. D’altro canto, le imprese del complesso dei servizi crescono dell’1,0 per cento (593 unità). I maggiori apporti sono venuti dalle altre attività dei servizi (+187 unità, +1,9 per cento), trainate dai servizi alla persona e da quelli di riparazione, dai servizi di alloggio e ristorazione (+131 imprese, +1,4 per cento) e da un rapido incremento delle attività immobiliari (+128 imprese, +2,3 per cento). È particolarmente rapido l’incremento delle imprese sia della sanità e assistenza sociale (+4,8 per cento, per 53 unità), sia dell’istruzione (+7,2 per cento, per 28 unità), settori nei quali la rotta del sistema pubblico apre ampi spazi all’intrapresa privata.

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