Confagricoltura_Modena_AssSi è parlato di agricoltura del futuro nell’assemblea generale di Confagricoltura Modena, che si è tenuta oggi al castello di Panzano di Castelfranco Emilia. “Agricoltura 3.0: l’agricoltura del futuro” è stato infatti il tema della tavola rotonda moderata dal direttore della Gazzetta di Modena Enrico Grazioli, con interventi della presidente di Confagricoltura Modena, Eugenia Bergamaschi, dell’assessore all’Agricoltura, caccia e pesca della Regione Emilia Romagna, Simona Caselli, Leana Pignedoli, vice presidente commissione Agricoltura del Senato e Gian Luca Galletti, ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, e del presidente nazionale di Confagricoltura Mario Guidi.

Dopo i saluti del vicario generale della diocesi di Modena-Nonantola, don Giuliano Gazzetti, e la prima parte dedicata ai soci, nella seconda parte dell’assemblea spazio alla tavola rotonda, introdotta dalla presidente Bergamaschi: «Con agricoltura 3.0 vogliamo superare l’agricoltura 2.0 che ci era stata presentata come sinonimo di innovazione e semplificazione burocratica, e che invece nella pratica si è rivelata essere dominata dalla burocrazia. L’attuale situazione del mondo agricolo è preoccupante, al cospetto di una crisi sia di tipo economico, che strutturale e di innovazione. Nell’agricoltura del futuro vogliamo essere noi agricoltori protagonisti dei cambiamenti di un settore così strategico per l’economia italiana. Nell’agricoltura del domani c’è bisogno non solo di innovazione, e penso ad esempio all’agricoltura di precisione, ma anche di ricerca, sburocratizzazione e buona comunicazione, perché c’è troppa disinformazione sul lavoro degli agricoltori. Per farlo ci serve il sostegno delle istituzioni, che accompagnino gli agricoltori in questa fase di crescita».

La burocrazia al centro dell’intervento dell’assessore Caselli: «L’agricoltura è un settore con molte norme e controlli data la sua specificità, perché produce quello che noi tutti mangiamo. È anche vero che esiste una sovrastruttura di norme: non solo agricole, ma anche ambientali e sanitarie. Una semplificazione deve partire dal centro, ma noi ci siamo già messi avanti col registro unico dei controlli, una sperimentazione che c’è solo in Emilia Romagna e in Toscana, che evita doppioni e permette di fare programmazione». Così la senatrice Pignedoli: «Per aprire una nuova fase in agricoltura è necessaria l’innovazione e quindi ben venga l’agricoltura 3.0. Ci sono grandi opportunità in questo settore, dal canto suo il governo è al lavoro per semplificare gli strumenti e renderli più efficienti. Servono strumenti agili e un sistema di controllo più semplice, servono banche dati istituzionali che dialoghino tra loro per non caricare di burocrazia l’agricoltore, ma serve anche un’imprenditoria pronta ad affrontare il mercato internazionale e per farlo bisogna fare sistema. La domanda di prodotti italiani è in crescita, non possiamo farci sfuggire questa opportunità».

«In questi due anni – ha spiegato il ministro dell’Ambiente Galletti – ho lavorato tanto insieme al ministro dell’Agricoltura nella convinzione che una buona agricoltura salvaguardi l’ambiente. Insieme alle aziende e alle associazioni dobbiamo fare in modo che l’agricoltura sia un presidio a tutela dell’ambiente. Si tratta di un tema importante anche in termini di sicurezza. Il dissesto idrogeologico è uno dei temi centrali per il governo. In questi due anni abbiamo lanciato il piano nazionale, individuando i punti più a rischio e cominciando gli interventi. Abbiamo già messo a disposizione delle regioni 800 milioni, con criteri di priorità, ma anche di avanzamento dello stato dei progetti, in modo che i soldi diventino nel minor tempo possibile interventi».

Le parole del presidente di Confagricoltura nazionale Mario Guidi hanno chiuso l’assemblea: «Nei nostri campi già utilizziamo le migliori tecnologie, la visione arcaica e romantica dell’agricoltura non è la realtà e spetta a noi comunicarlo meglio, perché il futuro dell’agricoltura è nell’innovazione ed è il momento che anche le istituzioni ne prendano atto. La stessa tradizione dell’agricoltura italiana è quella di innovare. Dal canto loro le istituzioni ci devono aiutare ad essere più competitivi e liberarci dai tanti laccioli che non ci permettono di esserlo. Il nostro è un paese che si crea difficoltà burocratiche, cosa che non succede in Francia o Germania. Noi imprenditori agricoli italiani abbiamo un grande potenziale, – conclude il presidente Guidi – ma non siamo messi nelle condizioni di esprimerlo».