neonatoBologna, dopo aver raggiunto il picco delle nascite durante il periodo del “baby boom” (7.083 nati nel 1964), per circa tre decenni ha attraversato una fase di drastico calo della natalità, che si è progressivamente riscontrato anche a livello nazionale. Nella seconda metà degli anni ’90 è iniziata una ripresa delle nascite, che è andata consolidandosi fino a raggiungere nel 2014 il massimo dal 1977 con 3.296 bambini, mantendosi anche nel 2015 su un livello elevato con 3.214 nati da genitori residenti in città.

Oltre un nato su tre è figlio di coppie non coniugate.

Nel corso degli anni le nascite che avvengono al di fuori del matrimonio stanno acquisendo progressivamente maggior rilievo.
Dal 1991 ad oggi i nati da genitori non sposati sono più che triplicati, passando da 362 a 1.247 unità. In termini percentuali la quota di nati da coppie non coniugate ha raggiunto a Bologna nel 2015 il 38,8% del totale, un’incidenza molto più elevata rispetto al 15,5% registrato a inizio periodo.
Si tratta di un dato che testimonia la crescente tendenza a costituire stabili unioni non coniugali con figli; infatti tra i nati al di fuori del matrimonio la quasi totalità dei bambini (93,9%) è stata riconosciuta da entrambi i genitori.

Si diventa genitori sempre più tardi.

Negli ultimi decenni sono avvenuti importanti cambiamenti nelle scelte riproduttive da parte delle coppie, in particolare nella decisione del momento della vita in cui avere figli.
Si diventa genitori sempre più tardi: a Bologna nel 2015 le madri avevano mediamente 33,2 anni, con un posticipo della maternità di due anni e mezzo rispetto al 1991, mentre nello stesso arco di tempo i padri sono progressivamente passati da una età media di 33,8 anni a 36,7.

Le madri sono soprattutto trentenni.

Nel periodo considerato acquisiscono maggior peso le nascite da donne sempre più prossime al limite dell’età feconda, mostrando che questo fenomeno è divenuto ormai strutturale.
Un terzo delle madri ha tra i 30 e i 34 anni (33,7%); il numero di donne che affrontano la maternità tra i 35 e 39 anni è progressivamente aumentato e negli ultimi vent’anni è quasi raddoppiato, passando dal 16,3% nel 1991 per assestarsi attorno al 30% a partire dal 2005 (29,7% nel 2015). Nel complesso i nati da madri trentenni sono il 63,4%.
Contestualmente si registra un netto calo della percentuale di madri in età da 25 a 29 anni, passate dal 30,9% nel 1991 al 18,6% nel 2015. A conferma che l’orologio biologico si sposta in avanti, aumenta anche la frequenza dei nati da donne ultraquarantenni, che nel 2015 costituiscono ben il 9,9% (erano appena il 2,8% nel 1991), con un’incidenza superiore a quella dei nati da madri fino a 24 anni (8%).

Quasi 50 parti gemellari nel 2015.

Nell’ultimo quarto di secolo i parti gemellari sono progressivamente aumentati: le mamme bolognesi che hanno affrontato un parto plurimo nel 1991 erano 20, nel 2015 sono più del doppio (48). Si è quindi passati da 9 parti gemellari su 1.000 al 15 per 1.000 nel 2015.
Su questo fenomeno ha sicuramente pesato l’innalzamento dell’età dei genitori ed un più frequente ricorso alla fecondazione assistita con l’impianto contemporaneo di più embrioni.

 

L’evoluzione della fecondità

Quasi 40 nati vivi ogni mille donne in età feconda.

Tra il 1991 e il 2015 si è registrato un notevole innalzamento del quoziente di fecondità (rapporto fra i nati e la consistenza delle donne in età feconda); partendo nel 1991 da un livello di 25 nati ogni 1.000 donne in età 15-49 anni la fecondità bolognese ha conosciuto una graduale, sensibile ripresa raggiungendo il massimo di quasi 40 nati ogni mille donne in età feconda nel 2014 (39 nel 2015).
Il passaggio dal primo figlio a quelli di ordine successivo è diventato un evento più frequente che in passato. Il tasso di fecondità totale in città negli ultimi vent’anni mostra così un recupero; da meno di un figlio per donna nel 1991 (0,85) ha raggiunto il massimo di 1,35 figli nel 2014 per mantenersi poi all’1,32 per mille nel 2015.
La ripresa della fecondità è un segnale certamente positivo, ma siamo ancora ben lontani dalla soglia minima per garantire il rimpiazzo generazionale (pari a 2,1 figli per donna).

Quasi triplicata la fecondità delle donne non coniugate.

I tassi di fecondità mostrano che negli ultimi due decenni è aumentata la propensione alla procreazione sia fra le donne sposate che tra quelle prive di un legame coniugale. In particolare la fecondità di queste ultime è quasi triplicata, passando da 8 a 24 nati per mille donne non coniugate in età feconda.
Nello stesso periodo è aumentata anche la fecondità delle coppie coniugate, che sale da 41 a 63 nati per mille donne sposate tra i 15 e 49 anni.

Negli ultimi vent’anni la fecondità è aumentata in tutte le classi di età.

Dopo una fase caratterizzata da fecondità a livelli minimi conclusasi nella prima metà degli anni ’90, è iniziata una graduale ripresa che ha riguardato tutte le generazioni e in particolare le donne tra i 25 e 39 anni.
E’ più che raddoppiata la fecondità delle mamme fra i 35 e i 39 anni, che è passata dai 30 nati ogni 1.000 donne nel 1991 ai 67 per nel 2015, avvicinandosi molto a quella della classe tuttora più feconda delle donne tra i 30 e i 34 anni.
Le mamme in età da 25 a 29 anni sono state interessate invece da una lieve contrazione della fecondità nel corso di tutti gli anni ’90, fino ad essere superate nel 1999 sono state superate dalle donne fra i 35 e i 39 anni; col nuovo secolo si registra una ripresa della fecondità tra 25 e 29 anni che si mantiene comunque su livelli inferiori di quella delle trentenni.
L’affermarsi di un ritardo nell’età procreativa è confermato dal più elevato livello di fecondità della classe 30-34 anni (83 nati ogni mille donne), che si conferma quella più feconda.
Da segnalare infine la crescita della fecondità tardiva; infatti se nel 1991 si contavano 4 nati ogni 1.0000 donne tra 40 e 44 anni, nel 2015 si sono registrati 19 nati ogni 1.000 donne in questa fascia d’età.

I nati da genitori stranieri residenti a Bologna

Un nato su tre ha almeno un genitore straniero.

A partire dagli anni ‘90 Bologna è diventata meta di nuove intense correnti migratorie, in particolare dall’estero, che hanno portato i cittadini stranieri residenti a sfiorare le 59.000 unità alla fine del 2015.
I flussi migratori sono fenomeni complessi in grado di influenzare molti aspetti non solo sociali ed economici, ma anche demografici come la fecondità.
Lo scorso anno sono nati 1.217 bambini che hanno almeno un genitore straniero, un valore di 7 volte superiore a quello del 1992.
Fra questi sono 914 i bambini di nazionalità straniera (vale a dire con entrambi i genitori stranieri), che rappresentano oltre un quarto del totale delle nascite (28,4%). Sono invece 303 i figli di coppie miste, che hanno pertanto cittadinanza italiana, pari al 9,4% dei nati nel 2015. In sintesi oltre un nato su tre ha almeno un genitore straniero (37,9%).

Il 36% delle mamme straniere proviene dell’estremo oriente e il 20% è originario dell’Europa orientale.

La componente straniera in città è la risultante di un complesso mosaico di provenienze; risiedono infatti a Bologna cittadini di ben 149 diverse cittadinanze, caratterizzate da culture, usi e storie migratorie diverse, che naturalmente influiscono anche sulle scelte procreative.
Tuttavia quasi 9 madri straniere su 10 appartengono a 15 nazionalità, che coincidono per lo più con le cittadinanze più rappresentate nella nostra città.
In dettaglio, tra le donne straniere che diventano madri a Bologna le più numerose sono bengalesi, rumene, marocchine, moldave, pakistane, cinesi, albanesi e filippine.

La fecondità delle donne straniere è quasi doppia rispetto a quella delle italiane.

La fecondità delle donne straniere racchiude al suo interno un’ampia variabilità: a seconda della nazionalità si va dai 20 nati per mille donne residenti a oltre 200 per mille. Da questo eterogeneo panorama risulta un quoziente di fecondità straniera che è pari in complesso a 58 nati per mille donne straniere in età feconda, quasi il doppio rispetto ai 33 nati ogni mille donne italiane. La crescita della presenza femminile straniera in città, accompagnata da tassi di fecondità anche se elevati in leggero calo, è senza dubbio uno degli elementi che negli anni più recenti ha influito positivamente sulla ripresa della fecondità e sull’aumento delle nascite.

La popolazione femminile in età feconda
e le conseguenze sul futuro andamento delle nascite

Lieve flessione della popolazione femminile in età feconda nell’ultimo triennio.

Per una valutazione più complessiva della dinamica delle nascite è opportuno esaminare anche l’andamento della popolazione femminile in età feconda.
La popolazione femminile tra i 15 e i 49 anni, dopo aver attraversato una fase di contrazione pari al –10,4% fra il 1991 e il 2009, risulta di nuovo in leggero calo a partire dal 2013.
Il ridimensionamento è avvenuto soprattutto nelle fasce d’età più giovani (le meno feconde); in particolare sono calate sia le donne fra i 15 e i 19 anni (-30,4%) sia quelle fra i 20 e i 24 anni (-42,3%), ma il calo ha interessato anche le donne fra i 25 e i 29 anni (-30,2%).
La rilevante diminuzione nelle età giovanili è stata in parte compensata dall’aumento delle donne tra i 35 e i 44 anni (+9,4%). La progressiva uscita dalle classi di età feconde di queste ultime avrà nei prossimi anni conseguenze negative, che potrebbero non essere adeguatamente controbilanciate, come invece già avvenuto in passato, dagli effetti positivi della dinamica migratoria.

Rallenta la crescita delle donne straniere in età feconda.

Nell’ambito della tendenza generale di lungo periodo alla riduzione della popolazione femminile in età feconda si assiste invece ad un notevole aumento delle donne straniere residenti in età da 15 a 49 anni, che nel 2015 risultano più che decuplicate rispetto al 1991, sebbene negli anni più recenti il tasso di crescita sia sensibilmente rallentato fino quasi a stabilizzarsi.
L’intensità delle correnti migratorie e la conseguente presenza di un contingente femminile straniero sempre più rilevante, caratterizzato da elevati tassi di fecondità, ha contribuito e potrebbe contribuire ulteriormente in futuro ad attenuare gli effetti del calo previsto della popolazione femminile italiana in età feconda.
Un altro importante fattore da considerare è legato alla decisione di numerosi stranieri di stabilirsi definitivamente nel nostro paese. Le scelte procreative delle giovani generazioni straniere cresciute in Italia, portatrici da un lato delle proprie tradizioni e dall’altro dei modelli sociali del Paese che li ha accolti e in cui sono cresciute, giocheranno un ruolo importante nel determinare gli scenari futuri della natalità in città.

La previsione: nei prossimi quindici anni donne in età feconda in flessione.

Le previsioni demografiche recentemente realizzate dalla nostra Area confermano la probabile diminuzione delle donne in età feconda. Alla fine del 2015 a Bologna le donne residenti in età feconda sfioravano quasi le 83.000 unità.
Le previsioni prefigurano da qui al 2029 una diminuzione di questa fascia d’età che va da circa 5.000 unità in meno a un possibile calo di 8.300 donne tra i 15 e 49 anni.
Vale la pena ricordare che in assenza di movimenti migratori le donne in età feconda al 2029 sarebbero appena 59.000.
All’interno del contingente delle donne in età feconda un ruolo rilevante sarà occupato dalla componente straniera ancora caratterizzata da una fecondità più elevata.

Probabile calo della popolazione femminile nelle età maggiormente feconde.

Dei diversi segmenti che costituiscono la popolazione femminile in età feconda, l’unico in crescita risulta essere quello delle giovanissime (15-24 anni), mentre le altre fasce d’età appaiono in calo.
In particolare le donne fra i 25-39 anni, tra le quali si concentra il maggior numero di nascite, nell’ipotesi più probabile (intermedia) scenderebbero da oltre 37.600 donne a circa 32.300, con una riduzione di quasi 5.300 unità in 15 anni (-14,2%). Anche per le quarantenni si prevede una diminuzione intorno al 13,8%.

Fino al 2020 nascite sopra quota 3.000.

Relativamente all’evoluzione delle nascite, si prevede una diminuzione del numero dei nati rispetto ai valori piuttosto consistenti registrati attualmente.
Tuttavia nei primi anni di previsione (sino al 2020) il numero delle nascite continua a posizionarsi su valori intorno alle 3.000 unità.