export_salitaNel secondo trimestre 2016 continua la crescita delle esportazioni emiliano-romagnole, +3,1 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, pari a 14.598 milioni di euro. E’ quanto attestano i dati Istat delle esportazioni delle regioni italiane, analizzati da Unioncamere Emilia-Romagna. L’export nazionale è rimasto quasi stazionario (+0,3 per cento). Nel primo semestre, l’Emilia-Romagna si conferma la terza regione per quota dell’export nazionale (13,6 per cento), preceduta dalla Lombardia (27,1 per cento) e dal Veneto (13,9 per cento) e seguita dal Piemonte (10,5 per cento). Considerando queste regioni, spicca la conferma della tendenza negativa in Piemonte (-7,4 per cento), determinata dall’automobile, mentre è stasi sostanziale per il Veneto (+0,3 per cento), e la Lombardia non va oltre un +0,7 per cento.

I settori. Il segno positivo ha prevalso nella maggioranza dei settori considerati, con l’eccezione del legno e del mobile (-6,3 per cento) e soprattutto dell’importante comparto dei mezzi di trasporto (-7,1 per cento). I contributi principali alla buona performance sono venuti dal forte aumento delle vendite oltre frontiera di macchinari e apparecchiature meccaniche (+6,7 per cento) e, in seconda battuta, dalla forte accelerazione delle esportazioni delle industrie della moda (+8,3 per cento) e dalla rapida crescita dei prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi, ovvero ceramica e vetro (+6,0 per cento).

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Le destinazioni. Continuano a fare da traino i mercati europei (+7,5 per cento) e l’Unione europea in particolare (+7,7 per cento), che ha compensato la tendenza negativa sui mercati americani (-5,8 per cento) e asiatici (-4,5 per cento).


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In dettaglio, le esportazioni regionali salgono del 4,3 per cento in Germania, dell’8,3 per cento in Francia e del 7,5 per cento nel Regno Unito pre-Brexit.

Ritornano alla crescita le esportazioni verso la Russia (+13,7 per cento), ma nel fondamentale mercato statunitense l’export regionale perde il 6,1 per cento e la tendenza negativa in Asia prevale nonostante un’inattesa ripresa in Cina (+12,1 per cento).