in-santuarioSi è svolta ieri pomeriggio la partecipata cerimonia per l’ingresso di Don Antonio Lumare alla guida della parrocchia di San Giovanni Battista in Fiorano Modenese. Sul sagrato è stato salutato dal sindaco Francesco Tosi, poi si è svolto il rito dell’ingresso, presieduto dall’arcivescovo di Modena-Nonantola e al termine la concelebrazione della Santa Messa, in una chiesa gremita di fedeli fioranesi, di maranellesi dove ha svolto il suo primo ministero come viceparroco, di cattolici provenienti da Serramazzoni, Selva, Pompeano, Sassomorello e Faeto, parrocchie rette fino ai giorni scorsi da Don Antonio Lumare e di Bomporto, il paese della sua infanzia, oltre che i rappresentanti dell’Associazione delle Guide e Scout Cattolici Italiani della zona di Modena, di cui è assistente.

i-sacerdoti-fioranesiLui è nato a Roma; la sua famiglia è originaria di Crotone e prima di giungere nel Modenese è stato anche a Torino. Così Fiorano, paese con più dei due terzi della popolazione immigrata, ha il suo primo parroco di origini meridionali così come svolge il suo ministero a Fiorano anche Don Filippo Sandy Lebbie, in missione nella nostra terra proveniente dalla Sierra Leone, rappresentante delle sessanta nazionalità presenti. Resterà a Fiorano Don Giuseppe Albicini, che ha rinunciato al ruolo di parroco per raggiunti limiti d’età, come prorettore del Santuario e potrà dedicarsi a tempo pieno nelle confessioni e nell’accoglienza dei pellegrini.

Al termine della Messa una processione è salita alla Basilica della Beata Vergine del Castello per l’affidamento alla Madonna prima di concludere l’intensa giornata con un momento di cordialità.

Il sindaco Francesco Tosi, oltre al saluto davanti al sagrato, ha inviato oggi a Don Antonio Lumare una lettera di benvenuto: “Innanzitutto sono a porgere il saluto e il benvenuto dell’intera comunità fioranese.  Dico comunità, anche se fino a un po’ di tempo fa la parola comunità veniva usata raramente nel contesto politico e civile, per il quale si usava  piuttosto il termine società. Io preferisco utilizzare la parola comunità per indicare ciò che il Comune rappresenta: non una semplice somma di individui, non un arcipelago di isole, ma appunto una comunità e cioè un gruppo di persone e di gruppi tenuti insieme da regole e obiettivi comuni, con vincoli di solidarietà nella cooperazione e nel rispetto reciproco. E in questo insieme vi sono anche le parrocchie, con le loro iniziative di rilevanza sociale, educativa, culturale e ricreativa. Mi riferisco alle attività di valenza civica, oltre alle quali rimane ovviamente  la primaria funzione che la Chiesa riveste per i credenti che ne fanno parte.

Mi rivolgo a Lei, don  Antonio Lumare, per darle il benvenuto più sentito. A dire il vero, devo andare contro le regole del cerimoniale e darLe del Tu, come facciamo nella vita privata, in quanto ci conosciamo da molti anni, prima ancora che diventasse sacerdote.

L’augurio che Ti rivolgo non è quello di cercare di essere un buon parroco, ma di essere semplicemente, come dicevano i nostri vecchi, un buon cristiano;  a quel punto sarai necessariamente anche un buon sacerdote,  un buon parroco e un interlocutore autorevole per tutti gli abitanti del nostro territorio.

Quella di Fiorano è una comunità viva, ricca di associazioni e di volontariato. In questo quadro, anche tra il Comune e la Parrocchia la collaborazione è buona e costruttiva, con diverse iniziative e realtà condotte insieme, in nome del bene comune. Noi vogliamo proseguire su questa strada.

I fondamentali valori cristiani sono anche valori umani, in stretta sintonia con i valori fondamentali della Costituzione italiana: valori di giustizia, di uguaglianza, di dignità insopprimibile della persona, valori di libertà,  di dignità del lavoro,  di solidarietà e del primato del bene comune  anche sul campo economico e privato, principio politico questo pienamente in linea col principio biblico della destinazione universale dei beni e del creato.

Benvenuto dunque, don Antonio. L’inizio di questo Tuo ministero a Fiorano avviene in un periodo di grandi cambiamenti sociali e culturali, non ultimi il pluralismo etnico e religioso oltre all’abbandono della sicurezza economica per tante famiglie. Si impone oggi l’urgenza di individuare nuove forme di collaborazione e di solidarietà, nonché la necessità di una nuova mobilitazione delle persone dal basso, delle associazioni e del volontariato in una fase in cui il pubblico deve rivedere le forme e la quantità dei propri servizi.  Da qui l’importanza di una rinnovata collaborazione tra tutti i soggetti della società, comprese le parrocchie”.