caffe-bicchiereQuello dell’Agenzia delle Entrate è un pronunciamento che riguarda- sia pure indirettamente – centinaia di migliaia di persone, tutte quelle che al lavoro, ma anche a casa, sono soliti fare un break a base di caffè in cialde. Dietro a questo piccolo momento di piacere, infatti, sino a pochi giorni fa si nascondeva un problema fiscale, non di poco conto per gli operatori, legato all’applicazione della corretta aliquota Iva.

L’Agenzia, infatti, ha confermato l’interpretazione di CNA secondo la quale le cialde sono assoggettate all’iva del 10% qualora queste siano vendute all’utente dalla stessa ditta che fornisce in comodato o a noleggio la macchina per il caffè.

Rispettata questa condizione, l’iva al 10% viene applicata sia alle cialde acquistate dalle imprese per il consumo aziendale (anche quando di queste ultime sia chiesto il rimborso, senza alcun profitto, ai dipendenti), sia a quelle acquistate dai privati.

Si applica, invece, l’aliquota Iva ordinaria se la cialda è acquistata da un venditore diverso da quello che ha fornito a noleggio o in comodato il distributore stesso, e nel caso di acquisto di cialde da parte di soggetti diversi dall’utilizzatore finale (che è il soggetto che trasforma la cialda, o la capsula, in bevanda).

Questa sentenza getta luce in un ambito applicativo poco chiaro, che penalizzava le piccole imprese di distribuzione e che consentiva comportamenti commercialmente scorretti da parte di alcuni venditori di cialde.