donnaIn occasione della Terza Giornata Mondiale sulla salute mentale al femminile, l’Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda) coinvolge gli ospedali nella realizzazione dell’H-open day dedicato alle donne che soffrono di disturbi psichici, neurologici e del comportamento. Obiettivo della proposta: avvicinare le donne alle cure favorendo la conoscenza dei servizi offerti dalle strutture ospedaliere e dei progetti promossi dalle associazioni di volontariato operative nel territorio.

L’Azienda Ospedaliera Irccs Santa Maria Nuova declina l’iniziativa dedicando uno spazio di informazione e confronto sulla promozione del benessere fisico e psicologico delle donne che affrontano una diagnosi di tumore. Con il contributo di medici e psicologi sarà affrontato il tema della malattia oncologica nelle diverse fasi della vita: l’età giovanile, la progettazione della maternità, l’impatto sull’età adulta.

Saranno centrali le testimonianze di pazienti ed esperti sui temi più sentiti e sarà valorizzato il ruolo delle associazioni che affiancano le pazienti e i loro famigliari: Aibat, Andos, Grade, La Melagrana, Il giorno dopo, Lilt Reggio Emilia, Progetto SENOnALTRO e The bridge for hope.

Porteranno il saluto di apertura il Direttore generale Antonella Messori e l’Assessore alle pari Opportunità del Comune di Reggio Emilia Natalia Maramotti. Interverrà l’ex paziente Federica Calzolari, autrice del libro autobiografico “Tu sei tante cose”.

La partecipazione all’evento è gratuita. L’appuntamento é a Palazzo Rocca Saporiti, viale Murri, 7. Orario di inizio ore 14. Le informazioni sulla campagna sono disponibili sul sito www.bollinirosa.it.

 

La progettazione della maternità nella paziente oncologica.

Uno dei temi di riflessione dell’open day sarà la possibile perdita della fertilità nelle pazienti sopravvissute a un cancro.  “Il Cancer Statistics – spiega la dottoressa Maria Teresa Villani del Centro per la diagnosi e la terapia dell’infertilità del Santa Maria Nuova – mostra che circa il 10% dei casi di tumori femminili interessano donne al di sotto dei 40 anni di età. Tra il 2006 e il 2010 la percentuale di donne con più di 40 anni alla prima gravidanza risultava circa del 20%, questo significa che sempre più donne potramnno trovarsi ad avere una diagnosi di tumore prima di avere affrontato una gravidanza o avere completato il proprio ciclo riproduttivo. La domanda di preservazione della fertilità, non a caso, è in significativo aumento”.

Dal 2012 a oggi al Santa Maria Nuova di Reggio Emilia sono 53 le consulenze effettuate presso il Centro per la diagnosi e terapia dell’infertilità a giovani donne che, essendo entrate nel percorso oncologico, chiedono informazioni su come salvaguardare la loro possibilità di procreare in futuro. Di queste, 28 sono state ritenute idonee alla procedura di crioconservazione degli ovociti.

 

Onda – Osservatorio nazionale sulla salute della donna.

Onda si propone come modello innovativo di attenzione alla salute femminile, declinando il proprio impegno nelle diverse fasi che caratterizzano la vita della donna, in tutte le fasce di età.

L’obiettivo di Onda è promuovere una cultura della salute di genere a livello istituzionale, sanitario-assistenziale, scientifico-accademico e sociale per garantire alle donne il diritto alla salute secondo principi di equità e pari opportunità.

Costituito a Milano nel 2005 per volere di alcuni professionisti già impegnati a vario titolo in attività inerenti la salute femminile, l’Osservatorio ha raccolto nel tempo l’adesione di diverse personalità di spicco del mondo medico-scientifico ed accademico, che offrono a tutt’oggi il loro contributo professionale nel Consiglio Direttivo, nel Comitato d’Onore, nell’Advisory Board Bollini Rosa e nel Comitato Tecnico-Scientifico.

I progetti di Onda sono indirizzati verso cinque azioni prioritarie:

1.    Lo studio, con ricerche e progetti sulle principali malattie che colpiscono le donne;

2.    La tutela: con la valutazione dell’impatto economico-sociale e le implicazioni giuridiche delle patologie più frequenti;

3.    La comunicazione: informando e sollecitando l’attenzione delle Istituzioni, dei professionisti della salute, delle associazioni di pazienti e della collettività, con particolare attenzione alla popolazione femminile.

4.    L’educazione: promuovendo corretti stili di vita e attenzione alla prevenzione e alla diagnosi precoce delle patologie femminili.

5.    Lo stimolo: incoraggiando le donne a svolgere un ruolo attivo nei confronti della propria salute.

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In occasione dell’Open Day della Salute Mentale al Femminile, l’Azienda Usl di Reggio Emilia propone ai cittadini anche alcuni momenti di incontro per parlare alla cittadinanza dei disturbi del comportamento alimentare e degli eventuali percorsi di cura.

Il primo incontro si svolgerà nell’atrio dell’Ospedale Franchini di Montecchio lunedì 10 ottobre dalle 8.00 alle 10.00.

Sarà allestito un tavolo con brochure di ONDA (Osservatorio nazionale sulla saluta della donna) e opuscoli informativi sui disturbi del comportamento alimentare.

Saranno inoltre presenti la dr.ssa Anna Maria Gibin, Responsabile del Centro per i disturbi del comportamento alimentare di Reggio Emilia, e un professionista del Centro di Salute mentale di Montecchio.

 

I disturbi del Comportamento alimentare (DCA)

I Disturbi del comportamento alimentare (DCA) sono: Pica, Ruminazione, Disturbo da Restrizione o Evitamento, Anoressia Nervosa, Bulimia Nervosa, Disturbo da Alimentazione Incontrollata, Disturbi Alimentari Specificati e Non Altrimenti Specificati. Si tratta di problemi di salute più comuni nei giovani, soprattutto nelle ragazze. Nel nostro Paese come in tutti i Paesi occidentali si caratterizzano per la persistente alterazione della condotta alimentare e per la presenza di comportamenti volti al controllo del peso e della forma del corpo, che possono arrecare danni alla salute fisica e compromettere in misura significativa il funzionamento psicosociale.

 

L’Anoressia Nervosa (AN) si caratterizza per:

  • consistente perdita di peso corporeo;
  • intensa paura di ingrassare anche se si è sottopeso;
  • disturbi della propria immagine corporea.

 

La Bulimia Nervosa (BN) si caratterizza per:

  • ricorrenti episodi di abbuffate alimentari;
  • comportamenti di compenso volti a evitare l’aumento di peso, come il vomito autoindotto, l’uso improprio di lassativi o enteroclismi, l’uso improprio di diuretici, il digiuno protratto o l’esercizio fisico eccessivo;
  • stima di sé eccessivamente influenzata dalla forma e dal peso del corpo.

 

L’Alimentazione Incontrollata o BED condivide con la Bulimia Nervosa gli episodi di abbuffate, ma non le pratiche di compenso volte a impedire l’aumento di peso, per cui i soggetti possono sviluppare una condizione di obesità. I Disturbi dell’Alimentazione Non Altrimenti Specificati hanno caratteristiche cliniche simili all’Anoressia Nervosa e alla Bulimia Nervosa, ma non soddisfano tutti i criteri richiesti per tali diagnosi.

 

Nella popolazione generale di età maggiore di 18 anni e di sesso femminile sono stimati tassi di prevalenza lifetime dello 0,9% per l’AN, dell’1,5% per la BN e del 3,5% per il BED. L’incidenza dell’Anoressia Nervosa è stimata essere di almeno 8 nuovi casi per 100.000 donne in un anno, mentre quella della Bulimia Nervosa è di almeno 12 nuovi casi per 100.000 donne in un anno. Negli studi condotti su popolazioni cliniche, i maschi rappresentano tra il 5% e il 10% dei casi di AN, tra il 10% e il 15% dei casi di BN e tra il 30% e il 40% dei casi di BED.

È stato recentemente segnalato un aumento dei casi a esordio precoce. Questo aumento è in parte spiegato dall’abbassamento dell’età del menarca osservato negli ultimi decenni, ma potrebbe anche essere legato a un’anticipazione dell’età in cui gli adolescenti sono esposti alle pressioni socioculturali alla magrezza, attraverso mezzi di comunicazione come internet. Un esordio più precoce può comportare un rischio maggiore di danni permanenti secondari alla malnutrizione, soprattutto a carico di quei tessuti che non hanno ancora raggiunto una piena maturazione, come le ossa e il sistema nervoso centrale.

Nell’eziopatogenesi (origine) dei disturbi dell’alimentazione intervengono vari fattori, sia genetici sia ambientali. Alcune caratteristiche di personalità (perfezionismo, impulsività, bisogno di controllo sugli altri e sulla propria vita emotiva) si associano a un’aumentata vulnerabilità a questi disturbi. Tra i fattori socioculturali, si pensa che un ruolo importante sia stato svolto dall’ideale di magrezza sviluppatosi negli ultimi 50 anni nei Paesi occidentali: le donne sono incoraggiate a perseguire la magrezza, perché quelle magre sono considerate più intelligenti, competenti e vincenti; ciò può spiegare perché alcune donne sviluppano una valutazione di sé eccessivamente dipendente dal peso e dalla forma del corpo. Dati epidemiologici suggeriscono un nesso tra lo stare frequentemente “a dieta” e la comparsa di un disturbo dell’alimentazione.

La maggior parte delle persone con disturbi dell’alimentazione non riceve una diagnosi e un trattamento adeguati. Molti casi arrivano all’osservazione clinica dopo una lunga storia di malattia, quando è più difficile ottenere una guarigione. È importante che la gente sappia che per la terapia di questi disturbi sono oggi disponibili vari trattamenti, la cui efficacia è stata documentata da studi clinici controllati. Questi trattamenti richiedono l’integrazione di varie competenze (psichiatri, psicologi, nutrizionisti, medici di medicina generale, internisti, endocrinologi, pediatri, neuropsichiatri infantili).