fo-2004-duomoOmaggio a Dario Fo nel ricordo del suo rapporto con Modena, martedì 22 novembre alle 21.15 alla Sala Truffaut di via degli Adelardi 4 dove, in collaborazione tra Comune e Associazione Circuito Cinema, si proietta gratuitamente la lezione spettacolo che il premio Nobel svolse in piazza Grande sul Duomo nel luglio 2004.

Il Duomo di Modena è letto da Dario Fo come uno straordinario libro di pietra sul quale un’intera comunità, alla fine dell’XI secolo, ha scolpito la propria storia di fatiche e di lavoro ma soprattutto di lotta per prendere coscienza della propria forza e conquistare la libertà dai signori feudali.

Attraverso un’analisi rigorosa dei documenti storici, siano essi di carta, di marmo o dipinti, Dario Fo ripercorre le vicende della costruzione della cattedrale modenese per iniziativa della stessa cittadinanza – non di qualche potente religioso o laico – che ne affidò la direzione dei lavori a maestri del calibro di Lanfranco e Wiligelmo. E con la consueta bravura il Nobel-giullare riesce a far parlare gli stupendi bassorilievi, i capitelli e le metope che adornano uno degli esempi più significativi dell’architettura medievale di tutto il mondo.

“Il Duomo di Modena è stato dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco, un riconoscimento che merita di essere non soltanto applaudito disse Dario Fo a proposito del suo lavoro sulla Cattedrale modenese -, ma soprattutto descritto e rappresentato. Di certo questa è un’opera d’arte straordinaria, ma in Italia di monumenti di grande valore ne esistono a migliaia. E allora cosa distingue questo capolavoro e lo rende unico, inarrivabile nel mondo intero? Esattamente, oltre la magnificenza dell’architettura e delle decorazioni scultoree, la sua storia e ciò che rappresenta. Il Duomo di Modena è un libro di pietra, ed è anche qualche cosa di più della Biblia pauperum, cioè una bibbia dei poveri, come la definivano i romantici dell’Ottocento”.

“Il Tempio degli uomini liberi. Il Duomo di Modena” è anche un libro scritto e illustrato da Dario Fo e curato da Franca Rame, edito da Franco Cosimo Panini.