“La notizia dell’arresto di un pedofilo seriale attivo in città da circa 10 anni è cosa grave e inquietante, sopratutto per la sistematicità del fenomeno e la sua estensione temporale. Non si tratta infatti di episodi isolati, ma di dinamiche ricorrenti e numericamente significative che solo ora purtroppo sono uscite allo scoperto”. Dichiara Matteo Sassi, Vicesindaco e assessore al Welfare del Comune di Reggio Emilia.

“La gravità di questo fatto non può oggi che evidenziare una certa vulnerabilità di quel sistema fatto di istituzioni e soggetti che hanno il dovere di occuparsi dell’educazione di adolescenti e ragazzi e quindi porsi come strumento e risorsa di prevenzione e difesa dei minori rispetto a fenomeni di sfruttamento e violenza.

Abbiamo lavorato molto negli ultimi anni sul tema della formazione dei giovanissimi, attivando uno sforzo congiunto tra Comuni, Ausl, privato sociale e mondo della scuola. Allo stesso modo sono state messe in campo procedure di integrazione istituzionale e professionale finalizzate a migliorare la qualità dei servizi offerti, assicurando una presa in carico globale delle problematiche dei bambini e dei giovani. Tuttavia questa vicenda ci dice che c’è da lavorare ancora sulla prevenzione, su una migliore conoscenza dei fenomeni e sulla capacità di intercettare per tempo dinamiche come questa. Urge quindi un confronto a livello territoriale che metta insieme pubbliche amministrazioni, sanità, mondo della scuola e dell’educazione per approfondire le nostre politiche di prevenzione e contrasto di fenomeni come questo. Perché se molto è stato fatto, evidentemente non è stato sufficiente.

Quanto accaduto nella nostra città ci deve inoltre rammentare che tra i soggetti più esposti alle conseguenze della crisi e del generale impoverimento economico degli ultimi 10 anni ci sono bambini, adolescenti e ragazzi. L’impoverimento delle famiglie vede spesso i più piccoli pagare lo scotto maggiore ed è anche per questo che è necessario approfondire questa vicenda non solo sotto il profilo giudiziario e penale, ma anche rispetto alle dimensioni economica, sociale e culturale, perché non possiamo ignorare il fatto che nella società attuale il passaggio all’età adulta non viene proposto sempre attraverso modelli e processi di crescita personale, quanto piuttosto attraverso modalità di mercificazione dell’individuo e delle relazioni. E rispetto a questo c’è appunto molto da riflettere e da indagare per comprendere meglio il mondo e le dinamiche che vivono i giovanissimi.

Ritengo, vista la gravità dei capi di imputazione e lo sconcerto che la vicenda ha generato nella cittadinanza, che il Comune debba costituirsi parte civile nel processo che si terrà. Dobbiamo inoltre assicurare alle giovani vittime – conclude Matteo Sassi – un pieno sostegno psicologico ed educativo affinché possano superare pienamente i traumi vissuti e guardare al futuro con fiducia”.