Rifiutare “categoricamente atteggiamenti di negazione, tolleranza e minimizzazione” e rinnovare “a tutti i livelli l’impegno chiaro e netto delle istituzioni a contrastare i fenomeni di abuso e di maltrattamento dei minori che compromettono il futuro delle nostre comunità”. E’ l’impegno assunto dalla Conferenza territoriale sociale e sanitaria (Ctss) di Reggio Emilia, presieduta dal presidente della Provincia Giammaria Manghi, attraverso un documento approvato dall’Ufficio di presidenza. Un impegno che trae origine dai recenti fatti di cronaca reggiana, in occasione dei quali si sono purtroppo registrate “minimizzazioni e  semplificazioni del fenomeno”, che rappresentano “il migliore alleato di chi abusa i nostri bambini”. “L’abuso sui minori non è trasgressione né curiosità, ma è la forma più orribile e dannosa di violenza, da contrastare a tutti i livelli mettendo in campo tutte le energie necessarie: dalle forze dell’ordine, ai servizi educativi, sociali e sanitari – si legge ancora nel documento – Tutte le istituzioni devono muoversi con estrema chiarezza e con il massimo impegno per contrastare un fenomeno che  è trasversale e interessa tutte le classi sociali”.

Nel ribadire che “tutti i bambini e ragazzi hanno diritto ad una famiglia amorevole, all’istruzione, alla salute e al benessere” e che occorre “restituire alle piccole vittime e all’intera comunità la speranza nel futuro e la fiducia di potere insieme, nella solidarietà e nel rigore, combattere tutti i fenomeni di abuso”, l’Ufficio di presidenza della Ctss cita il centro di riferimento per il maltrattamento e abuso che l’Unione Val d’Enza ha aperto nei mesi scorsi insieme all’Ausl e all’associazione Casina dei Bimbi, “un servizio innovativo che può ora essere messo a disposizione di tutta la comunità reggiana e rappresentare un punto di partenza per affrontare in modo efficace e qualificato un problema gravissimo, che va affrontato con il massimo impegno da parte delle istituzioni”.

 

Questo il documento approvato dall’Ufficio di presidenza

Il fenomeno della violenza sessuale sui bambini nelle società è stato paragonato ad un fiume carsico, talvolta emerge per poi essere nuovamente inghiottito dalla terra, negato, occultato, minimizzato, per poi riemergere in ondate sensazionalistiche e di nuovo ricadere nel silenzio. E’ quello che è successo recentemente anche a Reggio Emilia in relazione al caso del pedofilo seriale: l’abuso sembra diventare una realtà solo quando attira l’attenzione mediatica su situazioni particolarmente gravi ed agghiaccianti, suscitando giustamente sdegno e condanna.

L’ambiente sociale in cui si sono consumati gli abusi, i luoghi degradati delle periferie, portano ad una lettura semplicistica e quasi prevedibile, ma l’abuso non è purtroppo un fenomeno legato solamente a determinati contesti sociali, anche se questi rappresentano dei fattori di rischio maggiore: è trasversale e interessa tutte le classi sociali. Non conosce distinzioni di ceto e censo,  come da anni ci indicano le ricerche internazionali e l’esperienza di tutti gli operatori che lavorano ”sul campo” con le vittime della violenza sessuale.

In Italia – nonostante possiamo contare su un sistema normativo adeguato e all’avanguardia, in particolar modo nella nostra regione – ci scontriamo con un enorme problema culturale e con atteggiamenti di negazione, di resistenza a riconoscere e ad individuare l’abuso sui minori, a tutti i livelli, soggettivo e istituzionale, problema che impedisce di intercettare precocemente queste situazioni. Dalla ricerca Cismai (Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia) e Terre des Hommes risulta che le situazioni di abuso nel nostro Paese rappresentano il 4% dei casi di maltrattamento, vale a dire 4000 bambini abusati in tutta Italia. Ma i dati europei ed internazionali sono molto più alti (10%)  e l’Oms Europa parla addirittura di 18 milioni di bambini e bambine vittime di violenza sessuale in Europa. Dunque l’Italia è un’isola felice? Purtroppo non è così, come dimostrano le situazioni di abuso, che riaffiorano anche dopo molto tempo, in età adulta. Semplicemente nel nostro paese il fenomeno non è adeguatamente conosciuto e rilevato.

E’ assolutamente necessario investire sulla prevenzione. La violenza sui bambini e le bambine, compresa quella sessuale, si contrasta efficacemente  solo sensibilizzando e formando le persone all’ascolto dei bambini. Servono persone pronte a riconoscere e rilevare queste situazioni, operatori attenti e preparati,  ma serve anche una società meno indifferente, più tutelante e più disponibile a contrastare efficacemente i fenomeni di violenza sui minorenni.

Le minimizzazioni e le semplificazioni del fenomeno, di cui si è avuto purtroppo qualche esempio anche nei giorni scorsi in relazione al caso di Reggio Emilia, sono il migliore alleato di chi abusa i nostri bambini. Minimizzare vuol dire tollerare, e noi diciamo no! L’abuso sui minori non è trasgressione né curiosità, ma è la forma più orribile e dannosa di violenza, da contrastare a tutti i livelli mettendo in campo tutte le energie necessarie: dalle forze dell’ordine, ai servizi educativi, sociali e sanitari. Tutte le istituzioni devono muoversi con estrema chiarezza e con il massimo impegno per contrastare le violenze.

La psicoterapia per le piccole vittime è il salva vita e da questo non si arretra! Sono necessarie risorse, ma ancor di più voglia di non girarsi dall’altra parte. In Val d’Enza, in cui i fenomeni di violenza sono emersi prima che in altri territori, si sono sperimentate innovative modalità di presa in carico delle vittime, ascolto, accoglienza, cura e infine accompagnamento in giudizio: anche il perseguimento del crimine necessita di un sostegno professionale adeguato. L’Unione Val d’Enza si è organizzata per affrontare il fenomeno della violenza sui minori, ed insieme all’Ausl, e all’Associazione Casina dei Bimbi ha aperto nei mesi scorsi un centro di riferimento per il maltrattamento e abuso. Questo servizio innovativo può ora essere messo a disposizione di tutta la comunità reggiana e rappresentare un punto di partenza per affrontare in modo efficace e qualificato un problema gravissimo, che va affrontato con il massimo impegno da parte delle istituzioni.

Occorre ricordare che tutti i bambini e ragazzi hanno diritto ad una famiglia amorevole, all’istruzione, alla salute e al benessere. Questi diritti sono sanciti dalla nostra Costituzione e dalle convenzioni internazionali, ma è necessario rinnovare l’impegno di tutte le Istituzioni e della società civile perché in moltissimi,  troppi casi, questi diritti vengono disattesi. Dobbiamo  restituire alle piccole vittime e all’intera comunità la speranza nel futuro e la fiducia di potere insieme, nella solidarietà e nel rigore, combattere tutti i fenomeni di abuso.

Rifiutiamo categoricamente atteggiamenti di negazione, tolleranza e minimizzazione.

Rinnoviamo, a tutti i livelli, l’impegno chiaro e netto delle Istituzioni a contrastare i fenomeni di abuso e di maltrattamento dei minori che compromettono il futuro delle nostre comunità.