Il Comune di Soliera sceglie di utilizzare 70mila euro del proprio fondo di riserva per coprire il 100% dei contributi spettanti a 17 nuclei familiari solieresi, per lavori realizzati sulla base della legge 13 del 9 gennaio 1989 relativa al superamento e all’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati. Si tratta di un intervento decisamente rilevante per la casse comunali che consente di coprire, con un intervento speciale una tantum, gli importi versati da famiglie con disabili gravi, alle quali era stato promesso un rimborso, con domande che risalgono fino al 2006, prima con graduatoria su base statale, quindi su base regionale.

In effetti, da diversi anni, la legge 13/1989, pur essendo ancora vigente, non gode più della copertura economica statale. Per sopperire al soddisfacimento delle richieste, la Regione Emilia-Romagna è intervenuta sulla graduatoria con risorse proprie, poi ha modificato in modo restrittivo i criteri per l’assegnazione dei contributi, finanziando solo le richieste di lavori non ancora eseguiti. Chi invece aveva già realizzato i lavori (per esempio l’installazione di un montascale, o di una vasca con accesso laterale), si è ritrovato escluso dal finanziamento, perlomeno secondo la legislazione regionale attuale.

Per questo il Comune di Soliera – ribadendo una propria attenzione speciale verso le problematiche della disabilità, confermata anche dalla realizzazione del PEBA, il Piano per l’eliminazione delle barriere architettoniche, approvato all’unanimità dal Consiglio Comunale – ha deciso di intervenire concretamente per sanare una situazione che generava un disagio economico, oltre a un senso di abbandono, a 17 famiglie solieresi.

“Esiste tutta una gamma di interventi che migliorano in modo esponenziale la vita di un disabile”, spiega il sindaco di Soliera Roberto Solomita. “Grazie anche ad un qualificato tessuto associativo che va dall’Anmic agli Angeli di Gabriele, da Genitori Figli con handicap ad AIDA, mettiamo in campo interventi per agevolare la qualità della vita di chi è diversamente abile. La condizione di disabilità può essere generata da tanti fattori (l’età, un incidente, qualche patologia, etc.) e riguardare ognuno di noi. Il tasso di civiltà di una comunità si misura anche sulla capacità di rendere più accettabile questa condizione, nel quotidiano della vita delle persone”.