Si fa presto a dire “tango”, etichettando Raices come uno spettacolo sulla danza argentina dal 2009 Patrimonio Immateriale dell’Umanità per l’UNESCO.

Si fa presto, e si sbaglia. Raices Tango è un viaggio che parte dagli Indios della Foresta Amazzonica, passa per l’invasione spagnola, la nascita dei “meticci” frutto delle violenze sulle indifese donne indigene, lo sbarco degli immigrati italiani in Argentina, si sofferma sui bordelli, sull’ancheggiare lento di donne e uomini della comunità creola, preludio al famosissimo “ocho”, il passo più importante del tango, arriva fino a Papa Pio X la cui benedizione “purifica” definitivamente il ballo scandaloso e prosegue con esibizioni che ti trascinano in un mondo perfetto. Dove tutto è musica, ritmo, danza, energia allo stato puro.

È un crescendo di emozioni che avvolge e coinvolge: lo espectáculo ideato e coreografato da Miguel Angel Zotto consacra la leggenda del tango nell’Olimpo della genialità artistica e segna lo spartiacque tra il tango di ieri e quello di domani. Scenografie comprese. Non c’è termine entusiastico che possa rendere omaggio all’Idea da cui scaturiscono quasi due ore di danza, e definirla “danza” è un eufemismo. Non c’è espressione che possa spiegare la fusione tra Miguel e la sua musa, compagna sul palco e nella vita, Daiana Guspero. Insieme sono pura poesia, nel tango come nel cameo di rock ‘n roll, e ogni volta ti chiedi quale alchimia muova quattro gambe all’unisono seppur separate, nei movimenti lenti come in quelli scatenati. L’incarnazione perfetta dell’Inno alla Gioia.

La genialità di Zotto raggiunge l’apice nel Malambo con Traspiè, accompagnato unicamente dal ritmo ancestrale dei tamburi: l’invenzione del Maestro è già nel nome, coniato per l’incredibile quadro in cui i gauchos, al solo ritmo dei tacchi, accolgono i tangueri che sfilano ballando il doppio passo in un tempo solo della milonga. E partono i brividi.

Alla fine esplode letteralmente il teatro, dopo quasi due ore di emozioni: i gauchos della Legión Malambo, guidati da Fabián Serna, tornano sul palco per “duettare” ancora con i tangueri e con l’Indio Olegui Atucà Guaranì, il Figlio del Vento, ma questa volta i tamburi si mescolano sapientemente alla magia della Tango Sono Orchestra, capaci – tutti insieme – di trascinare in un crescendo di passi, ritmo e musica che vorresti non finisse mai. Esattamente come assistere al gran finale di uno spettacolo pirotecnico.

Ecco perché Raices Tango è un sogno: rompendo gli schemi del tango classico sfocia in uno show inedito e travolgente, per raccontare una storia che, dalla danza, arriva direttamente al cuore del pubblico.