In merito alle posizioni di diverse associazioni di categoria, Cna, Lapam, Confcommrcio e altre, che lamentano l’abolizione dei voucher come un tragico errore, la Cgil di Modena interviene per ribadire alcuni punti.

“Le associazioni dovrebbero sapere che i voucher non sono una regolamentazione dei rapporti di lavoro, e l’uso che se ne sta facendo consente lo sfruttamento dei lavoratori senza alcuna garanzia di diritti, e al tempo stesso non ha consentito l’emergere del lavoro nero, anzi in diversi casi lo ha anche incentivato.

Quando si dice che i buoni lavoro sarebbero un toccasana perché permettono di far lavorare i ragazzi nei periodi estivi o invernali a fronte delle esigenze della stagionalità, si omette volutamente di far riferimento a quanto previsto dai contratti, firmati dalle stesse associazioni, sul lavoro stagionale come lavoro dipendente. Utilizzando il voucher in sostituzione della stagionalità si fa un danno nell’immediato al lavoratore (che non ha le tutele che avrebbe se fosse contrattualizzato) e un danno futuro privandolo della necessaria copertura contributiva a fini previdenziali.
Quando si dice che i voucher assicurerebbero ai lavoratori “le garanzie contrattuali e previdenziali”, si dice un’enorme falsità: i buoni lavoro prevedono sì la copertura anti-infortunistica, ma non assicurano una pensione degna di questa nome, tanto che un recente studio dell’Inca Cgil nazionale dimostra che l’aspettativa pensionistica di un voucherista si aggira sui 200 euro mensili.

C’è un’evidente mistificazione in questa levata di scudi delle associazioni datoriali a favore dei voucher che vengono percepiti evidentemente (e di fatto anche utilizzati) come sostituitivi dei normali rapporti di lavoro.
Le stesse associazioni sono agenti contrattuali e sanno bene che all’interno dei contratti ci sono strumenti di flessibilità, condivisi tra le parti, rispettosi dei diritti dei lavoratori e anche a sostegno della competitività dell’impresa e in grado di rispondere alle occasionalità e ai picchi di produzione.
Le associazioni si sono fatte ammaliare dalle soluzioni facili dei voucher, invece che costruire insieme alla organizzazioni sindacali le modalità utili a dare un futuro al Paese, preferendo strumenti che portano a una concorrenza basata sul contenimento dei costi e non sviluppando qualità, efficienza e innovazione nelle loro attività. La competizione giocata sul massimo ribasso non consente di immaginare un futuro in cui l’economia sia in grado di giocare un ruolo determinate per la crescita e l’equità sociale.
Le associazioni datoriali dovrebbero anche occuparsi del fatto che tanti loro associati che utilizzano il lavoro strutturato e qualificato, sono anche loro danneggiati dall’alterazione del mercato determinata dall’abuso dei voucher. Le associazioni si occupino dunque anche di questo!

E’ comunque anomalo che tutto il dibattito sia incentrato solo sui voucher, e non si affronti anche il tema della responsabilità in solido degli appalti, dove la logica del contenimento dei costi la sta facendo da padrona.
I due referendum su voucher e appalti promossi dalla Cgil non sono un fine in sé, ma il mezzo per arrivare a conquistare la riscrittura delle regole del lavoro attraverso la proposta di legge di iniziativa popolare sulla Carta dei Diritti Universali del Lavoro, recentemente incardinata alla Camera dei Deputati”.