Cade oggi, 26 giugno, il cinquantesimo anniversario della morte di Don Milani: prete scomodo, ingombrante, “esiliato” sui monti fiorentini, ma pedagogista di riferimento per tanti docenti, formatisi con “Lettere ad una professoressa”. A Don Milani, ha reso omaggio il Papa, recandosi a Barbiana il 20 giugno.

Un’ importante e significativa testimonianza, una lezione di profonda gratitudine, accolta con entusiasmo dalla Cisl Scuola che a conclusione di un percorso di formazione a maggio, si è recata in pellegrinaggio a Barbiana per respirare, ancora, quell’aria forte, di autenticità sociale e spirituale. Don Milani, adoperandosi per la padronanza della lingua – perché solo la lingua ci rende uguali – la formazione dello spirito critico, la rivendicazione della dignità della persona e l’impegno contro le ingiustizie – è stato precursore dei tempi, rivelando, ancor oggi, l’attualità del suo operato, del suo impegno, della sua visione di scuola. La Scuola, ancora, deve necessariamente occuparsi – senza trascurare le eccellenze, i bravi –degli ultimi: “Se si perde loro (gli ultimi) la scuola non è più scuola. E’ un ospedale che cura i sani e respinge i malati.”

La complessità che vive oggi la scuola richiede necessariamente un ri-pensare al modo di far scuola, alle emergenze, al disagio, allo svantaggio, a coloro che la società rischia di perdere: si possono diminuire gli adempimenti burocratici, si può curare la formazione, si può pensare di ridurre il numero di alunni per classe, potenziare le ore del sostegno.

La Scuola merita grande sensibilità ed impegno da parte del personale in servizio, ma, anche, rispetto, attenzione, considerazione: l’attività – formativa, educativa e didattica – con i bambini, con i ragazzi, non è un “problema” della Scuola, ma della società tutta.