Secondo le statistiche almeno 2 persone su 10 in Italia soffrono in modo cronico di disturbi del sonno. Questo significa che in provincia di Modena in quasi 35mila hanno problemi di questo tipo. Il disturbo del sonno più diffuso resta l’insonnia, mentre quello più serio è la cosiddetta “OSAS”, ovvero sindrome da apnee ostruttive nel sonno, caratterizzata da episodi ripetuti di ostruzione delle vie aeree associati a riduzioni di saturazione di ossigeno nelle arterie.

In Emilia Romagna le persone colpite da questo particolare disturbo sono il 5% della popolazione d’età compresa tra 30 e 60 anni, con maggior incidenza per gli uomini (67%).

Se l’insonnia o un altro disturbo del sonno si cronicizzano è necessario rivolgersi ai centri dedicati, dove si cercano le cause del problema e si stabilisce una cura personalizzata. Punto di riferimento per la diagnosi e la cura di queste patologie, nella nostra provincia, è Mirandola. All’interno degli ambulatori di Pneumologia dell’ospedale è infatti stato attivato il centro disturbi del sonno dell’Azienda USL di Modena che, solo nel 2016, ha effettuato oltre 6mila visite.

A partire dal 17 luglio chi ha disturbi del sonno può chiedere al proprio Medico di Medicina Generale di prenotare una visita specialistica per sospetta OSAS. In caso di conferma, l’assistito sarà inviato in uno dei centri (Ospedale di Mirandola, Ospedale di Sassuolo e Villa Pineta a Pavullo) in grado di effettuare il monitoraggio cardio-respiratorio notturno, indagine fondamentale per registrare eventuali episodi di apnea notturna. Se l’esame accerta la diagnosi, lo specialista avvierà il paziente al trattamento terapeutico più appropriato, mentre, nei casi più complessi, la persona sarà presa in carico dal centro mirandolese, specializzato nella cura delle OSAS.

Frutto del lavoro di forte integrazione tra Azienda USL, Medici di Medicina Generale e Azienda Ospedaliero Universitaria, il centro nell’ultimo anno ha effettuato 400 monitoraggi cardio-respiratori notturni domiciliari e altri 200 in ospedale. Dopo attente analisi, sono in tutto 146 le persone a cui negli ultimi 12 mesi è stata diagnosticata una OSAS grave (pari al 6,4% di tutte le visite). In 103 hanno effettuato i test con il ventilatore in Night Hospital, mentre 43 persone hanno effettuato il percorso direttamente a casa propria. Attualmente sono in attesa di ‘testare’ il ventilatore in reparto 38 pazienti, mentre per il percorso domiciliare sono 26 le persone selezionate che inizieranno il percorso terapeutico a breve.

Fattori di rischio, pericoli e qualche curiosità sulle ‘OSAS’

Secondo recenti ricerche, dormire poco e/o male favorisce l’aumento di peso, il diabete di tipo II, l’ipertensione, gli attacchi cardiaci e l’ictus cerebrale. Tra le cause dell’insonnia possono esserci: stress, problemi lavorativi, jet lag, lutto ma anche cattiva igiene del sonno, con eccessi alimentari, camera da letto ipertecnologica e orari di lavoro irregolari. Le cause croniche, invece, riguardano allergie alimentari, ansia e depressione, ipertiroidismo ma soprattutto malattie respiratorie, come l’apnea ostruttiva.

L’apnea può essere più o meno prolungata e provoca un calo dell’ossigenazione del sangue con innalzamento della pressione arteriosa (che di notte dovrebbe essere più bassa) con possibili danni a cuore e cervello, e aumento del rischio di ictus e infarto. Nel caso delle OSAS, oltre all’adozione di uno stile di vita corretto (evitare alcol e farmaci, perdere peso e smettere di fumare), è importante respirare correttamente. Per aiutare il paziente, durante il riposo notturno, è stata messa a punto una tecnica di ventilazione meccanica ideata per mandare aria a pressione nelle vie aeree e ridurre l’insorgenza di complicanze cardiovascolari e neurologiche.

Il russamento, al pari della sonnolenza diurna, è una spia importante dell’OSAS: chi russa va studiato a fondo, così come chi ha frequenti risvegli, sonnolenza, mal di testa, fatica a mantenere la concentrazione, diminuzione della memoria recente, ma anche aritmie o pressione arteriosa elevata resistente a terapie specifiche.