Attività di monitoraggio costante con uscite serali nei luoghi più frequentati dai senza fissa dimora; accoglienza notturna in strutture socio assistenziali e nelle parrocchie nei casi in cui le condizioni di salute e l’irrigidirsi delle temperature lo richiedano; infine, un piano di accoglienza straordinaria se le temperature diventassero particolarmente rigide.
È entrato in funzione a pieno regime il Piano per l’Accoglienza invernale del Comune di Modena, rivolto alle persone in difficoltà. Al Piano rimarrà in vigore fino al 31 marzo partecipano Poli territoriali e Centro stranieri del Comune, servizi sanitari di Aziende Usl e Ospedaliera, Caritas diocesana e Terzo Settore.
Accanto alle uscite serali dei volontari di Agesci, AVS, Croce Blu, Croce Rossa, Fratres Mutinae, Gruppo Comunale Protezione Civile, Porta Aperta, Vivere sicuri, in cui vengono monitorati stazione dei treni, zona San Cataldo e altri luoghi solitamente frequentati da chi non ha un tetto o comunque di volta in volta segnalati; ci sono gli sportelli dei Poli sociali, del Centro d’Ascolto della Caritas diocesana e il Centro Stranieri che forniscono informazioni, raccolgono segnalazioni e valutano le situazioni problematiche e le collocazioni temporanee. Lo scorso inverno sono state complessivamente un centinaio le persone accolte in strutture che collaborano con il Comune, a Porta Aperta e nelle parrocchie, evitando in ogni caso concentrazioni eccessive.
“Quest’anno le prime collocazioni – spiega l’assessora al Welfare del Comune di Modena Giuliana Urbelli sono già avvenute nelle notti più fredde di novembre. Ad essere ospitate alcune persone per le quali, insieme ai servizi sociali dei comuni di residenza, stiamo valutando soluzioni meno temporanee; spesso infatti troviamo persone “in transito” che provengono da altri luoghi ma che mantengono relazioni con i comuni di residenza”.
Il Piano individua negli sportelli di prima accoglienza la porta d’ingresso per accedere ai servizi: i cittadini residenti si devono rivolgere ai Poli sociali di residenza, gli italiani non residenti presso lo sportello sociale del Polo 3 e i cittadini stranieri non residenti al Centro Stranieri.
L’ospitalità rivolta a persone con patologie sanitarie avviene su segnalazione degli operatori comunali: un operatore è sempre reperibile telefonicamente dalle 8 alle 22 per segnalazioni e per valutare inserimenti in emergenza; la condizione sanitaria deve essere certificata da medici di Medicina generale o del Pronto Soccorso.
Quando le temperature sono particolarmente rigide, come in questi giorni, è “disposta” l’accoglienza notturna delle persone prive di un riparo notturno; l’ingresso avviene attraverso gli sportelli di prima accoglienza oppure su segnalazione dell’unità di strada.
L’accoglienza nelle parrocchie è dedicata a progetti che prevedono un’ospitalità prolungata e si attua laddove vi sia disponibilità di locali adatti; gli inserimenti vengono coordinati dalla Caritas che si raccorda con il Comune.
Accoglienza straordinaria è un intervento emergenziale volto a garantire la salute e si attiva nei periodi di particolare rigidità delle temperature, in presenza di forti nevicate o di pioggia intensa. In tali casi viene attivato un piano di accoglienza, unitamente alla Protezione civile, che possa dare riparo anche alle persone che vivono in casolari abbandonati sul territorio o in luoghi non sufficientemente adeguati a garantire riparo.
Diverse inoltre le novità introdotte quest’anno. “Abbiamo cercato di rafforzare i Piano – continua Urbelli – anche grazie ai fondi ministeriali ottenuti con il progetto regionale Inside: sperimentiamo servizi per rispondere a forme di povertà estrema uscendo dalla logica dell’emergenza. A partire dall’azione di monitoraggio che sarà svolta anche attraverso un’Unità di strada professionale che affiancherà i volontari e opererà anche durante il giorno, all’Housing First: alloggi destinati ad alcuni senza fissa dimora che gravitano sul territorio modenese, con l’obiettivo non facile di accompagnarli a un livello anche minimo di autonomia che è precondizione per il reinserimento sociale”.

HOUSING FIRST PER SENZA FISSA DIMORA

Sono destinati a sei persone senza fissa dimora i due alloggi, con tre posti letto ciascuno, entrati a far parte del Piano di Accoglienza Invernale del Comune di Modena. L’intervento, denominato Housing First, è tra quelli che l’assessorato al Welfare sta sperimentando nell’ambito delle azioni volte a contrastare gravi forme di marginalità, più evidenti quando il freddo espone a maggiori rischi gli homeless.

Servizi sociali e Porta Aperta, associazione che da tempo si occupa di povertà estrema nella storica sede di strada San Cataldo, che ha risposto all’avviso di manifestazione d’interesse, hanno avviato la coprogettazione dell’intervento basato sull’inserimento diretto in appartamenti di persone senza fissa dimora in situazione di disagio socio-abitativo cronico, allo scopo di favorirne percorsi di benessere e di inclusione sociale.

“La stabilità abitativa – spiega l’assessora al Welfare Giuliana Urbelli – è condizione primaria per la normale gestione del proprio corpo, dell’igiene e della cura, anche in persone estremamente fragili; favorisce la consapevolezza dei propri bisogni e quindi anche la disponibilità ad accogliere l’aiuto dei servizi specialistici; inoltre aiuta le persone ad assumere delle responsabilità e a diventare parte attiva del proprio progetto di vita. Tra le proposte di intervento rivolte alle marginalità estreme, che ci hanno consentito di “vincere” il bando regionale, accanto all’aumento di posti residenziali e all’Unità di strada, l’Amministrazione ha quindi inserito anche la sperimentazione dell’Housing First, una forma di accoglienza che supera le strutture residenziali tradizionali e in cui la casa rappresenta l’intervento primario per un percorso di inclusione accompagnato da interventi assistenziali, sociali e sanitari”.

A Modena la sperimentazione è rivolta complessivamente a sei persone di sesso maschile con problematiche comportamentali o psicosociali, prive di una sistemazione abitativa, di una rete famigliare o amicale e che abbiano già fatto esperienze in strutture d’accoglienza e che gravitino sul territorio.

Le persone che beneficeranno del progetto saranno inviate dai Servizi sociali, in rete con quelli sanitari. Gli operatori di Porta Aperta si occuperanno degli aspetti organizzativi ed educativi della coabitazione supportando gli ospiti a diventare autonomi nella gestione e nella pulizia dell’alloggio. Li accompagneranno a eventuali percorsi di cura e formativi; li supporteranno nella costruzione di relazioni positive e solidali con i condomini e il vicinato; proporranno loro attività di volontariato per sviluppare la capacità di assumere impegni e mantenerli con regolarità. L’obiettivo del progetto è accompagnare queste persone al raggiungimento dell’autonomia, anche attraverso la loro compartecipazione alla gestione della casa.

Fondamentali nell’approccio Housing First sono inoltre il coinvolgimento del quartiere, della parrocchia, delle realtà sociali e di aggregazione presenti sul territorio per ricostruire relazioni con i servizi, con la comunità e per riavvicinare le persone a un impegno lavorativo.

Il nuovo servizio è completamente finanziato attraverso il progetto regionale Inside “Interventi strutturali e innovativi per contrastare la grave emarginazione adulta” con le risorse del Pon Inclusione.