A nome dell’interesse pubblico da tempo gli Enti Locali e le Regioni hanno emesso Leggi sul Gioco ed ordinanze restrittive messe in campo appunto per tutelare la cittadinanza ed il territorio. Le istituzioni locali si sono arrogate i diritti ed i meriti di percorsi normativi in assenza di una aperta iniziativa statale e centrale da parte dell’Esecutivo che non si è curato abbastanza del fenomeno del gioco e delle sue ripercussioni che hanno falcidiato (a dire dei benpensanti) la cittadinanza e l’italico territorio.

Lo Stato ha parlato tanto, tantissimo di gioco, di tutela della salute dei consumatori, ma praticamente non è riuscito a creare quella simbiosi tra lui stesso ed i cittadini per scoprire di fare una battaglia tutti uniti contro il disturbo del gioco, lasciando così che lo stesso “mietesse alcune vittime” e disturbasse con la sua presenza la tranquillità del territorio nazionale e non raggiungendo, quindi, lo scopo di tutelare l’interesse pubblico.

Nonostante i vari proclami e le varie azioni degli Enti Locali, di conseguenza, non si è riusciti a creare nulla negli ultimi anni relativamente al gioco pubblico (e quindi lecito) e ad un legame con il bene comune. Anzi, in una cosa si è perfettamente riusciti: quella di intaccare una colonna portante dell’economia nazionale come quella del settore del gioco che, senza ombra di dubbio, è “frequentato” certamente dal rischio e dall’azzardo, ma è comunque portatore di occupazione e di risorse quasi illimitate per il nostro caro Erario.

Nello stesso tempo, oltre al distruggere e devastare un settore, compresi i casino online legali, che ha prodotto tanto, si è riusciti a compromettere l’offerta lecita sul territorio, senza ridurre i rischi per i consumatori, ma andando quasi a “sabotare” quel baluardo unico, rispetto al gioco illecito, che solo un’offerta di Stato riesce, può e deve rappresentare. Si è indubbiamente riusciti a sconfessare quella “riserva di Stato” rappresentata dal gioco pubblico che, purtroppo, ad oggi vive ancora sulla carta, ma non nella sostanza, poiché è stata superata dai fatti e dalla miriade di Leggi Regionali sul Gioco che si sono permesse dallo Stato centrale. Riserva di Stato, quindi, mai fatta rispettare e mai difesa quasi incorrendo in una sorta di “sponsorizzazione celata” di un proibizionismo come sistema, nonostante le esperienze che in questo “strumento” anti-democratico ci sono state.

Ma quale tutela dell’interesse pubblico e dei cittadini, particolarmente di coloro che si divertono con il gioco e lo cercano, ovunque questo si celi? Il nulla che ha circondato il mondo del gioco pubblico non arriva certamente a costruire alcun chè di positivo e sopratutto non costruisce alcun “noi” inteso come sinergia tra Stato e consumatori che porterebbe alla tutela dell’interesse pubblico.

Ora, oltretutto, l’italico Paese è preda della campagna elettorale dove senza dubbio verrà cavalcato il discorso del gioco pubblico, con una sfrontatezza che rasenta l’assurdo e quasi a voler significare che solo toccando questo tipo di argomentazione si possa suscitare interesse presso gli elettori. Quasi che qualsiasi risultato ottenuto in questo settore per la tutela dell’interesse pubblico sia un lasciapassare per un risultato positivo della propria missione istituzionale: “noi” (e di qualsiasi colore questo “noi” sia contraddistinto) saremo i più bravi ad intervenire nei confronti del gioco!