In occasione della Giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili – proclamata dalle Nazioni unite il 6 febbraio del 2003 – il Comune di Reggio Emilia promuove un’iniziativa aperta al pubblico dal titolo ‘Mutilazioni Genitali Femminili. Rompere il tabù, mutilare l’ignoranza’, che si svolgerà domani, martedì 6 febbraio, dalle ore 16.30, nella Sala del Tricolore (piazza Prampolini 1). L’appuntamento rientra in un più ampio progetto regionale di sensibilizzazione e informazione per la prevenzione e il contrasto delle mutilazioni genitali femminili di cui il Comune di Reggio è capofila per il territorio provinciale.

Dopo i saluti istituzionali, alle ore 17 è prevista la firma Protocollo d’intesa per il contrasto alle Mutilazioni genitali femminili. Il documento coinvolge Comune di Reggio Emilia, Istituzione scuole e Nidi d’infanzia di Reggio Emilia, Azienda Usl di Reggio Emilia, Ordine dei Medici chirurghi e degli Odontoiatri di Reggio Emilia, Fondazione Mondinsieme, associazione NondaSola di Reggio Emilia, Associazione Italiana Donne Medico di Reggio Emilia, Unicef Reggio Emilia, Associazione donne immigrate dell’Emilia Romagna Admiser, Comunità egiziana di Montecchio e di Reggio Emilia, Organizzazione italo marocchina di amicizia e cooperazione di Reggio Emilia e Provincia Oimac, Comunità Nigeriana di Reggio Emilia.

Dopo la firma, si succederanno alcuni interventi di approfondimento sul tema, a cominciare da quello di Elisabetta Negri, direttore delle attività socio-sanitarie dell’Azienda Usl di Reggio Emilia- Ircss, e Andrea Foracchia, ginecologo dell’associazione Medici con l’Africa MO-RE. Seguiranno gli interventi di Giovanna Fava, avvocata del Forum Donne Giuriste di Reggio Emilia e Serena Corsi, responsabile del progetto Lunenomadi- associazione Nondasola.

Ad inframezzare gli interventi saranno alcune letture a cura di Monica Morini, del Teatro dell’Orsa,con l’accompagnamento musicale dal vivo di Claudia Catellani al pianoforte. Alle 18 è invece prevista la performance del coro gospel Power House Choir, accompagnato con le musiche del maestro Pius.

 

IL PROTOCOLLO – Il documento nasce nell’ambito del lavoro svolto dal Tavolo interistituzionale per il contrasto alle mutilazioni genitali femminili che violano un diritto fondamentale quale il rispetto dell’integrità personale che privano la donna della sua dignità, autonomia e valore, impedendone autodeterminazione ed evoluzione culturale. Il Protocollo impegna gli enti, le istituzioni e le associazioni territoriali di riferimento a condividere e rendere più efficaci le azioni per promuovere sinergie di intervento in materia di contrasto alle mutilazioni genitali femminili, ognuno con la propria competenza.

Il documento mira inoltre a creare una sinergia tra i vari livelli istituzionali e i soggetti privati attivi sul territorio per una rete finalizzata al contrasto delle mutilazioni genitali femminili, prevedendo anche un piano di azione che contenga strategie e metodologie di lavoro condivise al fine di conoscere e contrastare i vari aspetti del problema.

Con il Protocollo si gettano dunque le basi per un comune impegno sul piano politico/culturale attraverso interventi di sensibilizzazione e azioni di tipo operativo nelle istituzioni, nella scuola, nel lavoro e in qualsiasi ambito di socializzazione.

Al protocollo, sottoscritto e firmato dai componenti del Tavolo interistituzionale per il contrasto alle mutilazioni genitali femminili, seguirà la sottoscrizione di un ulteriore protocollo operativo in cui verranno delineate le azioni d’intervento da attivare per la prevenzione e il contrasto alle mutilazioni genitali femminili.

Il progetto di contrasto e prevenzione delle mutilazioni genitali femminili – Il Comune di Reggio Emilia aderisce al progetto regionale per la prevenzione e il contrasto delle mutilazioni genitali femminili, svolgendo il ruolo di capofila per il territorio reggiano. Sono diverse le iniziative messe in campo per diffondere maggiore consapevolezza in merito ad una pratica considerata tradizionale in alcuni paesi, che però – come stabilito dal diritto internazionale – viola i diritti umani di donne e bambine in tutto il mondo. Le iniziative di informazione e sensibilizzazione vengono rivolte in particolare, oltre che a cittadini e cittadini provenienti da paesi e comunità considerati a rischio da questo punto di vista, anche agli operatori socio-sanitari del territori. A questo proposito è stata creata una rete locale di soggetti che per la propria competenza possono entrare in contatto con il fenomeno delle mutilazioni genitali femminili, ci cui fanno parte l’Azienda ospedaliera Santa Maria Nuova, l’Ausl, l’Ordine dei medici, l’Associazione italiana donne medico, l’associazione Nondasola, l’associazione Papa Giovanni XXIII, Amnesty international, Emergency, il Ceis, l’Unicef, la cooperativa Dimora d’Abramo, Reggio Children.

Secondo una ricerca coordinata per l’Italia dall’Università degli Studi Milano Bicocca, in Italia le donne che hanno subito Mutilazioni genitali femminili sono tra le 61 e le 80mila: nel nostro Paese il gruppo più numeroso è quello nigeriano che costituisce, insieme alla comunità egiziana, oltre la metà del totale delle donne con mutilazioni genitali. Per questo motivo, la Legge 7 del 9 gennaio 2006 ha provveduto a tutelare le donne dalle pratiche di mutilazione genitale, in attuazione degli articoli 2, 3 e 32 della Costituzione e di quanto sancito dalla Dichiarazione e dal programma di azione adottati a Pechino il 15 settembre 1995 nel corso della quarta Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulle donne.

Con l’espressione “mutilazioni genitali femminili” si fa riferimento a tutte le forme di rimozione parziale o totale dei genitali femminili esterni, o ad altre modificazioni indotte agli organi genitali femminili, effettuate per ragioni ritenute culturali o altre ragioni comunque di carattere non terapeutico. Si rilevano vari tipi di mutilazioni genitali femminili e con diversi livelli di gravità, di cui la più radicale è comunemente chiamata infibulazione.