Un grave atto di vandalismo di matrice neofascista ha colpito la città di Maranello e la memoria della Resistenza. La lapide di Demos Malavasi, collocata all’esterno degli uffici tecnici di via Vittorio Veneto, è stata imbrattata con una svastica. Gli ignoti autori del gesto hanno anche incendiato i fiori collocati alla base della stele, che ricorda il giovane antifascista ucciso a Maranello dai soldati tedeschi il 9 settembre 1943 durante il tentativo di fuga dalle scuole elementari (oggi sede degli uffici tecnici del Comune), in quei giorni occupate dai militari italiani.

 

“E’ un atto gravissimo e inqualificabile”, afferma il sindaco Massimiliano Morini. “E’ l’ennesimo episodio del clima avvelenato che ha colpito il nostro Paese negli ultimi mesi, come dimostrano i fatti accaduti in alcune città italiane, anche a noi vicine. Dobbiamo tenere alta l’attenzione, episodi come questo sono indice di una situazione preoccupante. Non dobbiamo assolutamente rassegnarci a normalizzare questo tipo di vandalismo politico, che deve essere unanimemente condannato da tutte le forze politiche della società civile. Non si tratta di ragazzate, anzi peggio ancora sarebbe se scoprissimo che sono stati dei giovani gli autori di questo inqualificabile gesto di disprezzo verso chi ha combattuto per la libertà, un ideale mai così fragile come in questo periodo”. Sull’atto sono in corso le indagini per le quali verranno visionate le riprese effettuare dalle videocamere. La lapide in ricordo di Demos Malavasi, insieme ai monumenti alla Resistenza collocati in diversi luoghi cittadini, è uno dei simboli maranellesi che ricordano la lotta al nazifascismo, e la sua collocazione presso la ex scuola elementare vuole proprio ricordare uno degli episodi alle origini della Resistenza modenese: da quell’edificio, la notte tra l’8 e il 9 settembre 1943, fuggì e riuscì a mettersi in salvo Mario Ricci, che con il nome di Armando organizzerà i primi nuclei della lotta partigiana in provincia di Modena.