Il progetto “Il genio di Paz. Andrea Pazienza trenta anni dopo” è concepito per ricordare Andrea Pazienza a trent’anni dalla sua scomparsa. Il grande fumettista e illustratore è unanimemente considerato uno dei grandi artisti dell’epoca contemporanea che ha rivoluzionato il disegno e la scrittura del fumetto tradizionale. Il progetto si compone di uno spettacolo teatrale, un incontro pubblico e una mostra.

Lo spettacolo teatrale a ingresso libero si terrà domani, venerdì 15 giugno, alle ore 21 al teatro Dadà. E’ uno spettacolo diretto e interpretato da Andrea Santonastaso dal titolo “Mi chiamo Andrea, faccio fumetti” che viene considerato il migliore spettacolo teatrale italiano dedicato al fumettista. Attraverso la lettura di brani originali, tavole di fumetti, canzoni degli anni ’70 e ’80, si ripercorre la carriera artistica di Andrea Pazienza durante le sue varie fasi, dagli esordi al liceo artistico alla Bologna percorsa dalle proteste universitarie del ’77, fino alla tragica scomparsa.

Biografia (dal sito ufficiale www.andreapazienza.it)

Andrea Pazienza nasce a San Benedetto Del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno, il 23 maggio del 1956. Il padre Enrico Pazienza insegna Educazione artistica e la madre Giuliana Di Cretico Educazione tecnica. La famiglia vive a San Severo, in provincia di Foggia, dove Andrea scopre il disegno e sperimenta il suo talento. «Il mio primo disegnino riconoscibile l’ho fatto a 18 mesi – dice su Corto Maltese di novembre del 1983 – Era un orso. Questo testimonia quanto era forte in me il bisogno di disegnare». Ha solo dodici anni quando si trasferisce a Pescara per studiare. Qui prende il via la sua carriera, sia per la realizzazione dei primi fumetti che per le frequentazioni artistiche che lo portano a esporre prima e a diventare poi, giovanissimo, cotitolare della galleria “Convergenze”, frequentata da pittori e intellettuali della città abruzzese. A Pescara nasce anche l’amicizia con Tanino Liberatore Sbarca a Bologna nel 1974 per iscriversi al Dams, ma sarà subito completamente assorbito dal lavoro di fumettista e non si laureerà mai. Un solo esame lo separa dal traguardo, ma lui non se la sente di affrontare Umberto Eco passare “Estetica”.La frequentazione degli ambienti universitari, specie degli studenti fuorisede che si raccolgono a Bologna da mezzo Paese, sarà però il brodo primordiale da dove prenderà la maggior parte dell’ispirazione artistica. Quel mondo caotico e scalcinato fatto di politica ed esplorazioni sessuali, discussioni interminabili e pasti saltati diventa la scenografia all’interno della quale Andrea muove i suoi personaggi.

L’Italia si accorge di lui nel 1977, quando la rivista Alter Alter pubblica “Le straordinarie avventure di Pentothal”. E’ un successo inatteso e clamoroso, Pazienza diventa il punto di riferimento del Movimento studentesco bolognese che si riconosce in quelle tavole e stringe amicizia con i principali artisti della scena fumettistica di quegli anni. Sempre nel 1977 entra a far parte della rivista Cannibale – fondata da Stefano Tamburini e Massimo Mattioli – dove si presenta con Filippo Scozzari e chiama Tanino Liberatore. L’attività di fumettista diventa sempre più il centro della sua vita. Tutto ruota intorno all’urgenza di raccontare che travolge un gruppo che passa da Cannibale a Frigidaire passando per Il Male.

Sono gli anni della sperimentazione e della satira. Andrea diventa sempre più famoso e ricercato. A marzo del 1981 Frigidaire pubblica “Giallo scolastico”, dove fa la sua prima apparizione Zanardi, e la sua popolarità esplode, creando anche qualche piccola gelosia con gli altri artisti del gruppo. Andrea viene coinvolto in collaborazioni di ogni genere e saggia le sue capacità espressive con altri strumenti come la pubblicità, i poster, i calendari, i dischi… Tutti vogliono un disegno di Andrea Pazienza.

Paz inizia anche ad insegnare, a Santa Cristina di Gubbio dove sorge la Libera università di Alcatraz coordinata da Jacopo Fo e poi a Bologna. Qui sorge la scuola del fumetto “Zio Feininger” dove tiene lezione insieme a Igort, Daniele Brolli, Magnus, Lorenzo Mattotti, Silvio Cadelo e tanti altri.

Sono anni di attività inarrestabile, anche a causa dell’eroina che è entrata nella sua vita e succhia i suoi guadagni. Andrea sforna storie e vignette a una velocità impressionante, tutto senza interrompere la sua attività di pittore e senza rinunciare a collaborazioni con il mondo della grafica pubblicitaria, del cinema, del teatro. Realizza anche cartoni animati e videoclip. Nel 1983 Francesca Alinovi organizza la rassegna “Registrazione di Frequenza” presso la Galleria Comunale d’Arte Moderna di Bologna ed ospita le opere di Andrea e del gruppo Valvoline: è la prima volta che il fumetto raggiunge in Italia una simile considerazione artistica. Poi espone anche presso la galleria milanese Nuages e alla mostra “Nuvole a go-go” nel Palazzo delle Esposizioni di Roma.

A settembre del 1984 lascia Bologna per trasferirsi in Toscana a Montepulciano, in provincia di Siena, ma continua a percorrere l’Italia in lungo e in largo per la sua inesauribile spinta creativa. Inizia a collaborare anche con Linus, crea Frizzer con la solita banda, disegna per Tempi Supplementari, Tango, Zut. Pubblica su Comic Art. A Roma, nel giugno del 1985, conosce Marina Comandini, che nel 1986 diventerà sua moglie e si trasferirà in Toscana con lui.

Negli ultimi anni Andrea Pazienza viaggia e lavora senza sosta. Fumetto, illustrazione, grafica. Ma anche teatro e cinema, con Roberto Benigni che non lo accredita fra i collaboratori per “Il piccolo diavolo” ma poi gli dedica il film. A Montepulciano nascono il romanzo grafico “Pompeo”, che tanto ci dice di lui, così come Astarte e alcune delle sue storie più importanti, e a Montepulciano trova la morte, nella notte del 16 giugno 1988.