Nei giorni scorsi in sala del Tricolore l’assessore comunale alla Città internazionale Serena Foracchia ha consegnato il Primo Tricolore al pianista e scrittore siriano Aeham Ahmad, rifugiato politico e attivista, oggi uno dei simboli della sofferenza e resistenza della popolazione siriana, colpita nel 2011 da un sanguinoso conflitto non ancora conclusosi.

“Per la città di Reggio Emilia è un onore poterti accogliere in questa sala – ha detto l’assessore Foracchia – la tua produzione artistica esprime un’umanità di cui abbiamo bisogno in questi tempi difficili, in cui la musica diventa uno strumento per parlare alla testa e al cuore delle persone su quello che succede nel mondo, in luoghi non tanti diversi da quelli dove ognuno di noi vive”.

“La mia musica cerca di mettere ordine nel caos delle menti che in mezzo alla sofferenza, alle guerre e all’odio non trovano la giusta direzione – ha detto Ahmed – Per me è un onore essere qui in mezzo a voi e voglio dirvi che non bisogna arrendersi. Oggi in molti dicono che gli italiani odiano gli stranieri ma non è così e questa città e quello che state facendo per la Siria ne è la prova”.

L’Amministrazione comunale ha aderito al progetto “Reggio for Syria” promosso da Boorea e Arci Reggio Emilia al fine di sostenere progetti di cooperazione realizzati da Gvc onlus e Amar Costruire solidarietà. Questa iniziativa ha visto anche l’adesione della Provincia di Reggio Emilia, dei Comuni di Albinea, Correggio, Gualtieri e Vezzano sul Crostolo, Legacoop Emilia Ovest, Parma alimenta, Anpi Reggio Emilia e Istituto Cervi.

A nome del Comitato organizzatore è intervenuto il presidente di Arci Solidarietà Davide Fontani: “Siamo grati ad Ahmad per aver accettato l’invito a venire a Reggio Emilia per sostenere Reggio for Syria e all’Amministrazione comunale per aver deciso di conferire in questo momento storico ad Ahmad la massima onorificenza cittadina”.

All’iniziativa era presente anche la senatrice Vanna Iori che ha consegnato un atto del Parlamento Italiano particolarmente legato alla storia di Ahmad: “Questa è la prima mozione parlamentare che ho presentato la scorsa legislatura alla Camera – ha detto Iori – al fine di attivare aiuti per 1,5 milioni di euro e aprire un corridoio umanitario per i bambini del campo profughi di Yarmouk e attivare percorsi adottivi per gli orfani”.

Aeham Ahmad, nato nel 1988 a Damasco, appartiene alla minoranza palestinese in Siria e ha vissuto nel campo rifugiati di Yarmouk con la sua famiglia. Ha iniziato a studiare il piano a 5 anni e ha continuato gli studi a Damasco e a Homs. Un giorno, nel pieno della terribile guerra siriana, ha cominciato a suonare il pianoforte in mezzo a una strada bombardata. Ha suonato per i suoi vicini, soprattutto per i bambini, per distrarli dalle atrocità della guerra. Quest’immagine offerta da Aeham ha fatto il giro del mondo diventando un simbolo della catastrofe in Siria, ma anche dell’inestinguibile volontà dell’uomo di opporsi in ogni modo alla distruzione.

Nel 2015 Aeham Ahmad ha dovuto lasciare il suo paese e si è trasferito in Germania, dove ha realizzato il suo sogno di artista e si esibisce nelle più importanti sale concerti, ma è costretto a vivere lontano dalla sua famiglia rimasta in Siria. Allora come oggi, è la musica a dargli conforto e infondergli coraggio.

Nel dicembre 2015 ha ricevuto l’International Beethoven Prize for Human Rights. Nell’agosto 2016 ha pubblicato il suo primo disco, Music For Hope, una ventina di tracce che raccontano il dramma della guerra in Siria fondendo la musica classica con il canto arabo.

La sua storia è testimoniata anche dal libro scritto da Aeham Ahmad “Il pianista di Yarmouk” edito in Italia da La Nave di Teseo, in cui l’autore racconta la propria storia: l’infanzia in una Siria ancora in pace, l’inizio delle rivolte preludio di una guerra terribile, la fuga per la stessa via battuta da migliaia di disperati. Un lungo e pericoloso viaggio via terra, la drammatica traversata del Mediterraneo, le insidie della rotta balcanica. Fino alla nuova vita in Germania, dove ha realizzato il suo sogno di artista perché si esibisce nelle più importanti sale concerti, pur essendo costretto a vivere lontano dalla sua famiglia rimasta in Siria. Una storia vera, raccontata in prima persona, di un pianista che ha sfidato le bombe e i terroristi in nome della sua musica, un caso mondiale, una commovente testimonianza di resistenza e fede nell’arte.