“Lapam Confartigianato, CNA e Unindustria di Reggio Emilia, a seguito dei due bandi inerenti l’affidamento dello sfalcio aree verdi pubblicati tempo fa, ritengono si debba aprire una riflessione da sottoporre alle stazioni appaltanti interessate: il Comune di Reggio Emilia e l’AUSL. In entrambi i casi le stazioni appaltanti hanno deciso di riservare la partecipazione alla gara per gli operatori e le cooperative sociali che abbiano come oggetto principale dell’attività l’inserimento di persone svantaggiate secondo quanto stabilito dalle norme in materia”.

Le tre associazioni, Unindustria, CNA e Lapam Confartigianato, intervengono così per chiedere di rivedere criteri che, così come sono redatti, impediscono di fatto l’affidamento dei lavori alle pmi del territorio.

“La durata degli affidamenti previsti – fanno notare le tre realtà – è assai rilevante: nel bando comunale si tratta di due anni più eventuale prolungamento di medesima durata, oltre all’estensione di un anno in caso di ritardi nell’indizione della nuova gara; nel bando AUSL invece stiamo parlando di quattro anni tout court più l’estensione semestrale nelle more della procedura successiva. L’entità stessa degli importi a base di gara è di sicuro impatto per il settore, perché si parla di diversi milioni di euro. Tutto ciò, certamente, nel rispetto di quanto stabilito all’art.112 del codice dei contratti e degli appalti pubblici, dove si da la possibilità alle stazioni appaltanti di optare per la riserva di partecipazione”.

Le osservazioni di Lapam Confartigianato, CNA e Unindustria non attengono alla legittimità del bando: “Le nostre osservazioni riguardano piuttosto il criterio di ‘esclusività’ adottato dalle stazioni appaltanti nel riservare la partecipazione alle sole imprese o cooperative sociali che abbiano i requisiti accennati in premessa. Trattandosi di appalti di servizi e più precisamente di servizi di sfalcio e pulizia delle aree verdi, pur consapevoli del valore solidaristico di una riserva destinata a tutelare l’impiego di lavoratori svantaggiati, crediamo che si debba considerare anche l’impatto negativo a carico di tutte le altre imprese, in particolare le micro e piccole imprese del territorio, che sono di fatto escluse da questa fetta consistente di mercato”.

Il finale è molto chiaro: “Per questo motivo riteniamo più equa e rispettosa nei confronti dell’intera categoria di operatori del verde, una suddivisione per lotti che consenta la partecipazione di tutti i soggetti aventi i requisiti tecnico organizzativi e professionali, riservando una parte di questi e non la totalità degli stessi, alle imprese o cooperative sociali. La durata poliennale dei lavori affidati e gli importi complessivi, consentono di fare questa operazione rispondendo in modo efficace ad entrambe le istanze”.