Segnali non positivi dall’indagine sulla congiuntura dell’artigianato realizzata da Camere di commercio e Unioncamere Emilia-Romagna.

L’artigianato nell’industria. Nel primo trimestre 2019 la produzione si è ridotta dell’1,8 per cento rispetto al corrispondente periodo del 2018, con una brusca accentuazione della tendenza negativa. La crescita del fatturato a prezzi correnti ha seguito una tendenza analoga (-1,8 per cento) e una nota di ulteriore cautela per il futuro deriva dalla caduta del processo di acquisizione degli ordini (-2,8 per cento), più ampia rispetto all’andamento del fatturato e della produzione. Il registro delle imprese. Si accentua l’emorragia delle imprese artigiane attive nell’industria in senso stretto, che a fine marzo erano 27.703, in flessione dell’1,9 per cento, ovvero 550 imprese in meno rispetto a un anno prima. Ancora una volta, a livello nazionale la perdita è stata più ampia (+2,2 per cento). La tendenza negativa domina tutti i macro-settori considerati dalla congiuntura, determinata soprattutto dall’industria metallurgica e delle lavorazioni metalliche e dalle altre industrie manifatturiere, mentre per forma giuridica deriva dalla sensibile riduzione delle società di persone e delle ditte individuali, nonostante l’aumento delle società di capitale (+3,8 per cento).

L’artigianato delle costruzioni. Si è interrotta la tendenza positiva che era in corso dal secondo trimestre 2017. Tra gennaio e marzo il volume d’affari a prezzi correnti delle imprese artigiane del settore è diminuito leggermente (-0,7 per cento) rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. Il movimento appare in controtendenza rispetto all’incremento dello 0,3 per cento del volume d’affari del complesso delle costruzioni regionali. Il registro delle imprese. A fine marzo le imprese artigiane attive nelle costruzioni erano 50.513, quindi 951 in meno (-1,8 per cento) rispetto a un anno prima, una riduzione pressoché analoga a quella riferita al trimestre precedente, superiore a quella dell’artigianato delle costruzioni nazionale (-1,7 per cento), ma più pesante di quella dell’insieme delle costruzioni regionali (-1,1 per cento).

La flessione risultata più rapida per le imprese attive nella costruzione di edifici, ma più ampia per quelle che eseguono lavori di costruzione specializzati, secondo la forma giuridica è derivata soprattutto dalle ditte individuali, nonostante l’aumento delle società di capitale.