Riceviamo e pubblichiamo integralmente un comunicato a firma dell’ex comandante della polizia municipale di Sassuolo, Stefano Faso:

“Rompo il silenzio dopo anni e dopo aver atteso, in ultimo, il termine di una tornata elettorale nella quale non volevo fornire alibi all’ ex Sindaco Pistoni per la sua sconfitta né stampelle al nuovo Sindaco Menani per la sua meritata vittoria.

In data 1° di Aprile 2019 sono stato assolto con formula piena per una vicenda giudiziaria ben nota agli organi di stampa; dal 17 di maggio 2019 la sentenza è passata in giudicato ed è divenuta irrevocabile restituendomi la dignità di persona onesta e perbene. Ma cosa ha comportato tale situazione sul piano umano ma soprattutto sul piano lavorativo?
A parole tutti contenti, nei fatti meno; da parte di qualcuno forse anche un po’ di disappunto e magari delusione per l’assoluzione con formula piena per i fatti che hanno riempito a più riprese le pagine dei giornali con la conseguente gogna mediatica, tipica di queste situazioni.
“Incriminato” è il Comune di Sassuolo (e per esso Sindaco e Segretario comunale) che, messo di fronte all’evidenza dei fatti, ha ritenuto che la vicenda potesse ritenersi chiusa con delle frasi di circostanza ed una pacca sulla spalle, atteso l’incombere delle elezioni amministrative.
Non la pensavo allo stesso modo tant’ è che dopo una settimana di assordante silenzio dalla assoluzione, ho chiesto un primo incontro all’Amministrazione nel quale ha riscosso una “pacca sulle spalle” e, solo al termine di una animata discussione, l’impegno del Sindaco a valutare meglio la situazione, anche alla luce delle proposte avanzate, e a cercare delle soluzioni da riferire in un incontro a breve termine e non già, come da me contestato, dopo le elezioni.
Si arriva ad un secondo incontro, ancora da me sollecitato e svoltosi nella mattinata di giovedì 18 Aprile nel corso del quale tuttavia nessuna soluzione è stata trovata dall’Amministrazione né è stata presa in considerazione la proposta avanzata già nel precedente incontro. Si badi bene che non ho chiesto la luna e, anzi, ho tenuto a sottolineare che in quel momento non avrei né chiesto né tantomeno accettato di tornare a svolgere il ruolo di Comandante della Polizia Municipale.
E quindi in cosa consisteva la mia proposta?:
– che venisse dato seguito ad una Delibera del 2016 ( nr. 166 del 27 settembre) dove, pomposamente, si affermava tra l’altro che “al termine di un incontro tra il Sindaco ed il dirigente è stato comunemente concordato che, temporaneamente, quest’ultimo, in attesa dell’esito del processo, rimarrà dirigente del settore V del Comune di Sassuolo occupandosi esclusivamente della parte amministrativa mentre il Comando della Polizia Municipale sarà affidato alla dott.ssa Rossana Prandi, attuale vice comandante; condiviso quanto sopra e ritenuto opportuno adottare le seguenti determinazioni, anche ai fini di trasparenza, nelle more della definizione del procedimento penale suddetto e, pertanto, in via temporanea, con l’intento di contemperare le esigenze di garanzia della piena operatività del Corpo di Polizia Municipale e di garanzia del dirigente, per il quale non è certa la colpevolezza nel fatto contestato, considerato inoltre che ha operato per il Comune di Sassuolo con impegno e senza rilievi”………….
– che, di conseguenza, mi fossero restituiti pezzi di dignità sottrattimi da quella Amministrazione, con atti, comportamenti e provvedimenti che nella migliore delle ipotesi sono stati assunti in buona fede e nel pubblico interesse ma che, ad una lettura più attenta, potrebbero rivelare aspetti meno nobili.
In questi anni, e soprattutto dopo il rinvio a giudizio del settembre 2016, culminato nell’assoluzione con formula piena del 1° aprile 2019, ho sempre contestato in itinere tutti gli atti amministrativi, che a mio giudizio mi ledevano – sia sotto il profilo professionale che economico – ottenendo, spesso con colpevole ritardo, risposte laconiche quando non lesive o di scherno.
E’ per questo che oggi, e dopo i tanti tentativi di instaurare un dialogo all’insegna del reciproco rispetto e della correttezza, mi sento libero ma anche in dovere di fare tutti i passi, in ogni opportuna sede, per far valere i miei diritti e per ottenere la completa riabilitazione della mia persona, a livello professionale, personale e familiare; ritenendo di essere stato calpestato nella dignità, discriminato e danneggiato nelle scelte professionali, abbandonato al mio destino quando persino la “pacca sulle spalle”, tardivamente dispensata, avrebbe lenito in parte il mio disagio e la mia sofferenza.
Quindi da parte mia nessuna pretesa trionfalistica e nessun intento vendicativo ma la legittima istanza di vedersi restituire dall’ Amministrazione ormai uscente, volontariamente o in esecuzione di provvedimenti giurisdizionali, la propria dignità”.

Stefano Faso