La serata per i 40 anni dal
debutto in ‘Boheme’ al teatro Valli di Reggio Emilia e’ stata
coronata dal successo per Luciano Pavarotti, nonostante una
fastidiosa bronchite che ha fatto temere per il completamento
del programma.


All’ inizio della seconda parte dello spettacolo lo speaker
del teatro Municipale ha annunciato che il tenorissimo avrebbe
comunque proseguito il concerto accompagnato da Leone Magera al
pianoforte. Pavarotti ha avuto ragione, perche’ la seconda parte
e’ andata ancora meglio della prima, catturando il pubblico
soprattutto con l’ esecuzione finale fuori programma dell’ aria
‘La donna e’ mobile’ dal ‘Rigoletto’ di Verdi. Quello e’ stato
pero’ il solo bis concesso ”dopo 40 anni – ha detto Pavarotti
al pubblico che gremiva la sala – e’ una cosa meravigliosa
essere qui nel teatro dove ho debuttato. Qualcosa non ha
funzionato, ma la bronchite non perdona”.
”E’ stata una serata commovente – ha poi commentato lontano
dai riflettori – positiva, con un pubblico meraviglioso. Il
teatro Municipale di Reggio Emilia e’ sempre stato un gioiello
anche di acustica”. Big Luciano e’ apparso emozionato: ”si’ –
ha poi ammesso – ho provato tanta emozione, peraltro
paragonabile a quella di tutte le mie serate”. ”La donna e’
mobile – ha detto ancora con riferimento alla concessione di un
solo bis – e’ piu’ di un bis”. I programmi immediati del tenore
lo vedranno impegnato in concerti in Alabama, poi a Boston, St.
Louis e in Cina, a Shangai. Il tutto prima di Natale.
Tornando al recital che ha dedicato alla citta’ del debutto
quarant’ anni fa come concorrente del ”Premio Peri”, Pavarotti
ha detto ancora: ”Sono tornato 40 anni dopo sul luogo del
delitto. E’ stato un successo meraviglioso, ma i 40 anni
aleggiavano come una spada di Damocle”. Fedele fan di sempre,
ad ascoltare il cantante modenese c’ era tra il pubblico il
padre Fernando, novantenne, pure lui cantante lirico, che
Pavarotti ha definito il suo critico piu’ severo. ”Mi diceva
continuamente: quello e’ meglio di te, oppure devi fare come il
tale o il tal altro. Solo dopo quindici anni di carriera,
protagonista dei ‘Puritani’ al Metropolitan, mi sentii dire da
mio padre: ‘Ecco adesso ci siamo”’.
Ricordando il suo debutto a Reggio Emilia in ‘Boheme’, il
grande artista ha detto che in quei giorni di preparazione dell’
opera in cui consisteva il premio per aver vinto il concorso
‘Peri’, i protagonisti del lavoro pucciniano vivevano come
bohemienne in un piccolo albergo reggiano durante i lunghi
giorni dell’ allestimento. Albergo che, tornando a Reggio,
Pavarotti ha voluto rivedere. Il tenore ha ricordato la
direzione anche allora di Leone Magiera, la direzione del coro
da parte del maestro reggiano Gianfranco Masini, che poi divenne
celebre direttore d’ orchestra, la regia di Mafalda Favero e
soprattutto la caparbieta’ di Gigetto Reverberi, ”l’
organizzatore del concorso che ci fece debuttare”. ”Quel
debutto – ha commentato Pavarotti – e’ come il primo amore, non
te lo dimentichi mai”.