Una serie di mancanze a piùlivelli, a partire dal vertice della Polizia di Prevenzione, per passare al Prefetto di Bologna e arrivare al Questore, avrebbero fatto sì che Marco Biagi rimanesse senza scorta, facendo di lui un facile obiettivo per i terroristi.


Eppure i molti ruoli del docente bolognese lo mettevano nel mirino dei terroristi: consulente del ministero del Welfare, così come lo era stato Massimo D’ Antona, pure lui ucciso dal piombo dei brigatisti; consulente della Zanussi-Electrolux,
gruppo industriale ritenuto tra gli obiettivi della galassia neobrigatista, e ancora collaboratore del Comune di Milano, della Commissione Europea e della Confindustria.
Partendo da questo quadro i magistrati bolognesi che indagano sui motivi della mancata tutela al docente, hanno inviato ieri i
quattro avvisi di garanzia al direttore dell’ antiterrorismo, la direzione generale di polizia di prevenzione (ex Ucigos), Carlo De Stefano; al suo vice, Stefano Berrettoni; al prefetto di Bologna, Sergio Iovino e al questore del capoluogo emiliano
Romano Argenio, che già circa tre settimane fa aveva ricevuto un ”avviso” per rifiuto di atti d’ ufficio. Per tutti viene ipotizzata la cooperazione in omicidio colposo con l’ aggravante del ruolo di pubblico ufficiale: cioè, appunto, una serie di
singoli comportamenti che hanno portato a quel risultato. Anche per i tre nuovi indagati c’ è il rifiuto di atti d’ ufficio.