Propone musiche di Beethoven, Stravinsky e Webern il concerto del Nuovo Quartetto italiano in programma questa sera alle 21 al Teatro Comunale di Modena, per iniziativa della Gioventù musicale d’Italia in occasione della seconda edizione di Festival filosofia. Ingresso 5 euro.

Composto da Alessandro Simoncini (violino), Luigi Mazza (violino), Demetrio Comuzzi (viola) e Luca Simoncini (violoncello), il Nuovo Quartetto Italiano è considerato uno dei migliori complessi cameristici del panorama internazionale e anche uno dei più eclettici, con un repertorio che spazia dalla musica classica alla musica jazz ed alla musica “di confine”. Celebri le collaborazioni con il tenore José Carreras e con il musicista Franco Battiato. La musica beethoveniana – al centro del concerto e dell’intero programma 2002-2003 della Gmi modenese – ha sempre interessato molto i filosofi, fino alla estrema tesi di Adorno, secondo il quale Beethoven sta alla musica come Hegel alla filosofia (di più: “la musica beethoveniana è la filosofia hegeliana”). Nella storia dell’ascolto e della percezione, la gradevolezza estetica è spesso associata alla consonanza, all'”armonia” musicale e più la musica si è spinta verso i limiti del sistema tonale – o li ha valicati – più è stata considerata “brutta”, perché priva di senso, incomprensibile e indecifrabile. Il programma del concerto è una sorta di “piccola storia della dissonanza”. Sono infatti evidenti i debiti del primo tempo del Quartetto beethoveniano op.59 numero 3 verso il Quartetto K.465 di Mozart, detto appunto “delle Dissonanze”. L’altra composizione di Beethoven, il Quartetto op. 135, composto negli ultimi mesi di vita del musicista, mantiene al proprio interno le acquisizioni di linguaggio e di atteggiamento espressivo maturate nelle altre opere. Stravinsky fu uno dei compositori che maggiormente ammirarono le ultime opere quartettistiche beethoveniane e nei “Tre pezzi per Quartetto d’archi” del 1914 sembra echeggiare modalità compositive dai tratti “espressionisti” proprie di Anton Webern. E fu proprio Stravinsky che definì “come un diamante” la musica aforistica di Webern, fatta di brani estremamente brevi, compatti, quasi oggetti di valore assoluto dalle mille iridescenti sfaccettature. Il “Langsamersatz” del 1905, considerato il primo lavoro importante del musicista viennese apre il concerto del 21 settembre. E sarà interessante scoprire se, a quasi un secolo dalla sua composizione, apparirà ancora una bizzarra ricerca puramente formale, ostica e “brutta” alle orecchie di tanti, come per tanto tempo venne giudicata la musica di Webern.