Il tentativo della Chiesa cattolica di porre termine ad un popolare rito pagano per la fertilità, è l’origine della festa degli innamorati. Fin dal IV secolo a.C., infatti, i romani rendevano omaggio al dio Lupercus scegliendo alcuni giovani coppie che avrebbero vissuto in intimità per un anno intero; questo, affinchè il rito della fertilità fosse concluso.

I padri della Chiesa, nel V secolo dopo Cristo, vollero opporre a Lupercus un santo “degli innamorati”, per far così cessare la vecchia pratica.
La scelta cadde su San Valentino, un vescovo martirizzato dai romani circa duecento anni prima.

Valentino, nato a Terni nell’anno 175 d.C., secondo la leggenda, fu il primo religioso a celebrare l’unione tra un legionario pagano e una giovane cristiana.
Un episodio che portò molte coppie a desiderare la sua benedizione: la stessa che viene ricordata il 14 febbraio, nella basilica del capoluogo umbro. Durante il periodo della sua vita pastorale il santo fu amatissimo dalle popolazioni.
Quando l’imperatore Aureliano ordinò atroci persecuzioni contro il Credo cristiano Valentino fu imprigionato e flagellato lungo la via Flaminia, lontano dalla città, per evitare i tumulti e le rappresaglie dei fedeli. Qui fu martirizzato il 14 febbraio del 273 d.C..

Sepolto sulla via Flaminia, poche notti dopo i discepoli Apollonio, Efebo e Procolo disseppellirono il corpo e lo riportarono in città, dove si trova tutt’ora. Al fianco della comunità cristiana, vittima delle persecuzioni romane, Valentino fu protagonista di eclatanti miracoli, come la guarigione del giovane Cheromone, figlio del celebre Cratone.
Un esempio di rettitudine e di dedizione alla fede che portarono il Papa San Feliciano, nel 197, a consacrarlo primo vescovo di Terni.