Undici milioni di euro di fatture per operazioni inesistenti, 12 milioni di euro di imponibile recuperato ai fini delle imposte dirette, 4 milioni di euro di iva evasa, 31 persone denunciate per frode fiscale, 23 società coinvolte. Questi i numeri della frode scoperta dal nucleo provinciale di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Modena, al termine di oltre un anno di indagini coordinate dal Pm di Modena Giuseppe Tibis

Il meccanismo fraudolento era basato sulla creazione di numerose società di servizi la cui principale attività, tuttavia, consisteva nell’emissione di fatture false a beneficio di imprenditori operanti nelle province di Modena, Bologna e Brescia.

La ‘procedura’ con cui era attuata l’evasione ricalcava il consueto schema sulla base del quale le società gestite dal sodalizio criminoso emettevano fatture per operazioni mai avvenute, ovvero fatture ‘gonfiate’ per prestazioni di servizi e cessioni di beni effettivamente rese ai soggetti ‘utlizzatori’.
Questi ultimi saldavano tali fatture con bonifici bancari o con assegni che, dopo essere stati regolarmente versati nei conti correnti intestati alle società emittenti, erano convertiti in denaro contante, parzialmente oggetto di restituzione occulta agli imprenditori ‘clienti’.

Il vantaggio per gli utilizzatori era molteplice:
deduzione di costi mai sostenuti, detrazione di Iva di fatto non versata, e creazione di ‘fondi neri’, rappresentati dalle restituzioni di denaro contante. Gli organizzatori della frode hanno adottato ogni cautela volta a ridurre il rischio di controlli:
le societa’ impiegate, infatti, erano tenute in vita per brevi periodi, e successivamente erano destinate a fallire o ad essere poste in liquidazione; erano effettuati frequenti mutamenti di sede da una citta’ all’altra; le stesse sedi erano, spesso, rappresentate da recapiti fittizi; sono stati impiegati numerosi ‘prestanome’, aventi il compito di ‘monetizzare’ i capitali destinati alle restituzioni.

Per tali motivi le indagini sono state molto soffisticate, ed hanno richiesto l’utilizzo di intercettazioni telefoniche, l’effettuazione di numerose perquisizioni e, soprattutto, l’analisi di decine di conti correnti bancari utilizzati per le transazioni finanziarie relative alle fatture fittizie, mediante i quali e’ stato possibile ricostruire le migliaia di operazioni fraudolente realizzate.