Contro la chiusura delle discoteche alle 3, decisa dal governo, i sindaci e gli imprenditori dei locali da ballo della Riviera riminese rilanciano il ‘modello Rimini’ e propongono che venga esportato a livello nazionale.

Da 3 anni in Riviera – hanno ricordato il sindaco Alberto Ravaioli e il vice presidente nazionale del Silb (sindacato locali da ballo) Sergio Pioggia – funziona un protocollo che prevede la chiusura dei locali alle 5, con ‘decompressione’ alle 4 (cioè
stop alla vendita di alcolici e drastica riduzione dei decibel).

Vengono svolte campagne contro l’alcol davanti alle discoteche, è in funzione la ‘Blu line’, il bus notturno che riaccompagna a
casa i giovani, sono stati professionalizzati i ‘buttafuori’ e, dice Pioggia – ”abbiamo contatti continui con le forze dell’ordine che chiamiamo appena si presentano situazioni critiche. I giovani escono dalle discoteche molto piùtranquilli e nelle nostre strade sono diminuiti gli incidenti.

Il problema delle stragi è collegato all’aumento del traffico e alla scelta di chi si mette alla guida ubriaco, fatto che va contrastato con ogni mezzo”.
”Il nodo cruciale – ha detto Ravaioli – non è abbassare una serranda alle 3 di notte, ma rispettare e far rispettare le regole a tutela dei ragazzi. Il patto di Rimini è la base su cui deve innestarsi il dibattito a livello nazionale, proprio
perchè si fonda su un principio di collaborazione e di sostegno alla crescita di un mondo spesso al centro di accuse e polemiche”.

Il Silb sta preparando una documentazione da presentare all’incontro che avrà il 18 luglio a Roma con esponenti del governo. Proporrà l’istituzione di una commissione mista politici-operatori che ”vada a monitorare la realtà delle discoteche, da Rimini a Jesolo alla Liguria, per vedere come si muovono i giovani, cosa fanno prima e dopo la discoteca, dove vanno a bere”. Solo un’indagine sul campo, secondo Pioggia, permetterà di capire il modo migliore per intervenire in un settore ”dove non serve il proibizionismo ma solo il buon
senso”.