Nel 2002 sono aumentati gli incidenti, i morti e i feriti, sulla rete autostradale gestita dalle società riunite in Aiscat, Associazione italiana società
concessionarie autostrade e trafori.

Secondo i dati raccolti dall’associazione ed elaborati dall’ ufficio studi di Unioncamere Emilia-Romagna, nei 5.388 km di rete autostradale di
competenza delle società Aiscat, nel 2002 sono stati registrati 41.700 incidenti rispetto ai 41.253 del 2001.
I veicoli leggeri coinvolti sono stati poco più di 32.000 (+1,3% sul 2001) e quelli pesanti 9.688 (+0,4%).
I morti sono passati da 598 a 626 e i feriti da 18.915 a 19.624 (l’anno nero rimane il 1992 quando si registrarono 773 decessi). La crescita del numero dei
morti – secondo l’indagine – va attribuita ai veicoli pesanti che hanno causato 186 vittime(148 nel 2001), a fronte della diminuzione da 450 a 440 decessi negli incidenti tra veicoli leggeri.

In relazione all’intensità di traffico ci sono stati 55 incidenti ogni 100 milioni di veicoli-km rispetto ai 56 del 2001. I feriti sono stati 26 per 100 milioni di veicoli-km, gli stessi del 2001. Anche in questo caso siamo in presenza di una tendenza al ridimensionamento. La situazione cambia di segno per quanto concerne i morti: il relativo rapporto sull’intensità del traffico sale da 0,82 a 0,83. Al di là del leggero peggioramento – rileva l’indagine – ci si è comunque attestati su valori largamente inferiori a quelli del passato: nel 1970 l’indice era di 2,97; nel 1980 è passato a 2,18 e nel 1990 a
1,32. La riduzione del numero dei feriti e della mortalità è la conseguenza del progressivo miglioramento della sicurezza e del confort dei veicoli, dovuta all’adozione di air-bag, abs,
barre laterali rinforzate, impianti di condizionamento. E l’obbligo delle cinture di sicurezza ha sicuramente contribuito al risparmio di vite umane.

In termini di incidenti ogni 100 milioni di veicoli-km, il tratto autostradale più pericoloso è risultato quello tra Genova e Serravalle, con un indice di 133 rispetto alla media generale di 55.
Seguono la Bologna-Firenze (107), il traforo del Frejus, (105), la Savona-Genova (102) e la Messina-Palermo (tratto Messina-torrente Furiano) con 92. Il tratto relativamente più tranquillo è risultato il traforo del Monte Bianco, con un indice pari a 8, davanti al traforo del Gran San
Bernardo(11), la Ivrea-Santhià (14), la
Torino-Ivrea-Quincinetto (22) e la Sarre-traforo del Monte Bianco (25).


L’indice più elevato di mortalità è stato rilevato sull’autostrada Ivrea-Santhià. In questo tratto, lungo quasi 24 km,si è passati da 0,85 morti del 2001 ogni 100 milioni veicoli-km, a 2,27. Al secondo posto il tratto Viareggio-Lucca, di 21,5 km, con un indice pari a 2,15 rispetto allo zero del
2001. Al terzo posto c’è il tratto Trento-Vicenza-Rovigo, di 36,4 km, con un indice pari a 1,83 rispetto allo 0,76 del 2001.
In quarta posizione la Piacenza-Brescia e diramazione per Fiorenzuola di 88,6 km, con un indice pari a 1,80, in aumento rispetto all’1,51 del 2001. Infine, la quinta posizione è occupata dal raccordo di Ravenna di 29,3 km, il cui indice è
salito a 1,77 rispetto allo zero del 2001.