La scelta di diventare madri per le
donne italiane è ”solo teorica”. Desidererebbero infatti, in media, avere due o più figli ma poi nella maggior parte dei casi si fermano ad uno. Il nodo critico è il rapporto famiglia-lavoro, una conciliazione ancora ”improponibile”: una difficoltà denunciata per una donna su tre. Lo afferma un’indagine dell’Istat.

La ricerca e’ stata realizzata nel 2002 intervistando 50 mila donne a distanza di 18-21 mesi dalla nascita dei figli, un periodo di tempo particolarmente significativo perche’ e’ quello in cui in media matura la scelta di avere altri figli in futuro.

La situazione italiana (da quasi trent’anni il numero medio di figli per donna e’ sotto 2) e’ eccezionale ed unica: ”in nessun paese nel tempo statisticamente documentabile e nello spazio – afferma la ricerca – si e’ mai osservato un andamento simile. L’autentico problema della fecondita’ italiana sta nella caduta verticale delle nascite” successive al primo. Se le seconde nascite si sono ”molto ridotte”, le terze nascite sono orami un ”evento eccezionale”. Il nodo cruciale e’, per l’Istat, il passaggio dal primo al secondo figlio.

La principale difficolta’ nella conciliazione fra lavoro e famiglia, di cui parla il 37,5% delle donne intervistate, riguarda la rigidita’ dell’orario di lavoro (44,4%) e i turni lavorativi (26,8%). Seguono, un impegno troppo faticoso (6,3%) e la difficolta’ di raggiungere i posti di lavoro (5,8%).

Per molte donne italiane conciliare scelte riproduttive e lavorative significa, percio’, ”dover subordinare una scelta all’altra”. Sono costrette quindi, se vogliono mettere al mondo un figlio, soprattutto dopo il primo, a perdere o lasciare il lavoro. Ad esempio, il 6% delle donne che lavoravano in gravidanza e’ stata licenziata (in alcuni casi il loro contratto oppure e’ cessata l’attivita’ del datore di lavoro). Inoltre, il 14% di chi lavora in gravidanza decide poi di abbandonare il lavoro per ”gli orari inconciliabili con i nuovi impegni familiari o per potersi dedicare completamente alla famiglia”.

L’intenzione, per molte madri, e’ di lasciare il lavoro momentaneamente ma si e’ visto che tra tutte le donne che hanno svolto un’attivita’ lavorativa nel corso della loro vita (ma che non lavorano in gravidanza ne’ al momento dell’intervista), il 71% desidera tornare a lavorare in futuro. Mentre questa percentuale scenda al 50% per le donne che non hanno mai lavorato. Esiste pero’ il ”rischio elevato”, soprattutto nel mezzogiorno, di non reinserirsi nel mondo del lavoro o di rimanerne a lungo al di fuori.