Restyling per borghi, pievi e rocche dell’Appennino reggiano che hanno recuperato il fascino ereditato da una storia millenaria: l’operazione, che ha coivolto 34 luoghi, e’ stata finanziata con tre milioni di euro dalla Provincia di Reggio Emilia con l’obiettivo di mantenere l’uomo sul territorio perche’ ”se un borgo muore, si perde una fetta irripetibile della nostra identità”.

I fondi del Piano regionale di sviluppo rurale (destinati al mondo agricolo) e dell’Obiettivo 2 (per le aree extragricole) hanno permesso di recuperare lo spirito originale di interi paesi sostituendo il cemento con le pietre e ripristinando ringhiere, fontane, panchine, tavoli all’aperto in ferro e in legno. Sono stati ridisegnati gli ingressi alle pievi, e’ stata restaurata una vecchia porcilaia a Villa Minozzo da adibire a Museo dell’agricoltura. Naturalmente sono state adeguate anche le strutture elettriche, idrauliche e fognarie.


Riprendono cosi’ nuova luce bellissimi luoghi di montagna segnati dallo spopolamento e dal degrado come Vercallo di Casina, Gazzolo di Ramiseto, Rocca di Minozzo, la Pieve matildica di Toano. Da queste parti i sentieri erano calcati dai pellegrini sulla rotta per Roma, nelle locande si barattavano le merci e nelle stalle gli impagliatori di sedie portavano le storie di altri mondi. Scolpiti sui sassi ci sono ancora i segni di culture lontanissime, come le rose dei celti, o i nomi di antichi signori, o le date di pesti scampate insieme a scritte misteriose.