Per ricchezza prodotta, per capacità innovativa e per livelli di esportazione (circa otto miliardi di euro all’anno, sesta provincia in Italia con oltre settemila aziende attive sul fronte dell’export), l’economia modenese si trova in una posizione di forza rispetto al suo posizionamento in ambito europeo con buone prospettive di crescita per il 2004.

Il dato, insieme alla valutazione positiva sulla capacità di adeguare il proprio modello imprenditoriale ai nuovi scenari mondiali, è uno dei principali risultati dell’indagine promossa dalla Provincia di Modena e illustrata nel corso del seminario di ieri.

L’iniziativa aveva l’obiettivo di delineare “Gli scenari strategici per l’economia modenese” e, accanto a uno studio realizzato dall’istituto di ricerche economiche Prometeia sull’evoluzione strutturale e sulle tendenze dell’economia locale per i prossimi anni, presentava due approfondimenti: uno, curato dall’istituto Economisti associati, dedicato ai modelli di internazionalizzazione che stanno seguendo le imprese nell’affrontare le sfide della globalizzazione, l’altro, condotto da Aster, rivolto ad approfondire diffusione e modalità di innovazione tecnologica.

“Il sistema modenese – commenta l’assessore provinciale agli Interventi economici Morena Diazzi – mostra un buon posizionamento rispetto alla ricchezza prodotta, alla capacità di innovare e di internazionalizzarsi. Ciò nonostante l’accelerazione della concorrenza internazionale richiede una maggiore capacità di sviluppare e governare la nostra presenza estera, così come la necessità di accrescere e di diffondere i processi di innovazione, anche con percorsi più strutturati di ricerca per le imprese e con un ruolo più incisivo della rete dei soggetti locali, fra cui laboratori, centri di innovazione e Università”.

Tra gli esempi dei punti di forza modenesi, le indagini sottolineano la forte attività di investimento fuori dai confini italiani (non sono meno di 150 le imprese modenesi che si sono insediate stabilmente all’estero) e l’evoluzione dei gruppi industriali in cui si sono consolidate le reti di piccole e medie imprese: quasi tremila, infatti, sono già organizzate in gruppi e rappresentano circa il 20 per cento delle imprese di gruppo della regione.

Sui mercati esteri, inoltre, le imprese modenesi mostrano di aver saputo ampliare notevolmente i propri sbocchi commerciali ed evidenziano un buona capacità di perseguire strategie di investimento diretto sia produttivo che commerciale, soprattutto nei maggiori settori di specializzazione (ceramico e meccanico). I mercati nordamericani, per esempio, nel decennio tra il 1992 e il 2002 passano dal 7,1 per cento al 16,6 per cento sull’export complessivo della provincia; i mercati dell’Europa centro-orientale dal 3,9 per cento all’8,6 per cento.

Rispetto all’innovazione, le indagini mostrano una forte presenza di laboratori accreditati dal ministero dell’Università (52, dei quali 32 aziendali) e di un gruppo di imprese che ha saputo utilizzare gli strumenti pubblici a disposizione anche per accrescere la capacità di ideare brevetti: quasi una su due delle imprese interviste (il 45 per cento su di un campione di 40 che hanno utilizzato incentivi all’innovazione) ha depositato, infatti, almeno dieci brevetti negli ultimi cinque anni.