E’ allarme per il diffondersi dell’Hiv-Aids nell’Europa dell’est: sono infatti oltre un milione e mezzo le persone colpite dal virus, contro le 30.000 del 1995. L’infezione si sta dunque allargando a macchia d’olio e se non si adotteranno misure urgenti di contenimento, soprattutto in vista dell’allargamento dell’Ue da maggio 2004, anche l’Europa occidentale sarà a rischio di una nuova e violenta esplosione dell’epidemia.

A lanciare l’allarme sono le agenzie dell’Onu, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’unicef, la Banca mondiale e il Fondo mondiale per la lotta all’Aids, Tubercolosi e Malaria, riuniti da oggi a Dublino per la conferenza ministeriale ‘Infrangere le barriere – una partnership per la lotta all’Hiv-Aids in Europa e nell’Asia centrale‘ promossa nell’ambito del semestre di presidenza irlandese della commissione europea. Alla conferenza partecipa, per l’Italia, il ministro della Salute Girolamo Sirchia.

Preoccupante il messaggio lanciato dalle organizzazioni internazionali: esiste il rischio concreto di una recrudescenza dell’infezione in tutta l’Europa, per questo è urgente che i ministri della sanità europei promuovano nuovi programmi di prevenzione e trattamento della malattia. Proprio nei Paesi baltici e dell’Europa dell’est, il cui ingresso nell’Unione europea è ormai imminente, l’epidemia si sta diffondendo con una rapidità maggiore rispetto al resto del mondo.
”Europa ed Asia centrale – ha avvertito il direttore esecutivo dell’Unaids, Peter Piot – sono al centro della più vasta epidemia di Hiv nel mondo e non c’è tempo da perdere: i ministri europei devono adottare urgentemente misure di contrasto”. Soprattutto perchè, ha aggiunto Piot, ”dal momento che l’Unione europea rappresenterà a breve il maggiore blocco commerciale nel mondo, con una popolazione che sfiorerà i 500 milioni, è nell’interesse della stessa Unione prevenire l’epidemia di Aids con le pesanti conseguenze a livello sociale ed economico che essa determinerebbe”.

I numeri, hanno sottolineato gli esperti riuniti a Dublino, parlano da soli: nell’Europa dell’est le persone colpite dal virus superano il milione e mezzo (il numero si è quintuplicato in poco meno di dieci anni) e la percentuale è particolarmente alta tra i giovani, che rappresentano il 40% della popolazione in questa regione. Sono in crescita anche i comportamenti sessuali a rischio (il sesso non protetto si sta diffondendo sempre di più soprattutto tra i giovanissimi) e spesso l’informazione sui rischi della malattia è quasi del tutto assente se in Tajikistan, ad esempio, solo il 10% delle ragazze ha sentito parlare di Hiv e Aids. Scarse anche le cure: si stima che nei paesi dell’est europeo, solo 7.000 soggetti, vale a dire il 9% di coloro che ne avrebbero bisogno, siano in cura con una terapia antiretrovirale. Questo perchè, per la maggior parte dei malati di Aids il trattamento è troppo costoso o, più semplicemente, non è disponibile.

Contro tale situazione, l’Organizzazione mondiale della sanità e l’Unaids hanno lanciato una sfida ambiziosa: estendere il trattamento antiretrovirale almeno a 3 milioni di malati che vivono in queste regioni entro il 2005. Una prima azione urgente arriva dal Fondo mondiale, che ha stanziato circa 400 milioni di dollari in 5 anni per 22 programmi di cura e prevenzione in 16 paesi dell’Europa dell’est e dell’Asia centrale.