La spesa privata dei cittadini in farmaci aumenta: lo scorso anno gli italiani hanno speso di
tasca propria in medicine 1,168 miliardi di euro, esattamente 119,1 euro a testa, con un tassi di crescita del 17,2-17,5%.


A spendere di più sono stati i cittadini Liguri con 173,3 euro a testa, seguiti dai lombardi con 138,2 euro e dai piemontesi con 135,6 euro. Colpa dell’aumento dei ticket (641,7 milioni di euro, il 90,4% in più rispetto a quanto incassato
per la stessa voce l’anno prima), osserva uno studio Cergas Bocconi, ma anche dell’aumento dei prezzi dei prodotti e dei consumi dei farmaci in fascia C (quella a carico del cittadino) per i quali l’indagine Ansa ha verificato la differenza di
listini rispetto all’estero.

Ma risultati record sono stati anche quelli dei farmaci da banco: per i soli Otc (senza obbligo di ricetta e ammessi alla pubblicità) la crescita è stata del 10-11% con 1,150 miliardi di fatturato e un aumento delle vendita del 4,2%. Aumentati
anche i farmaci di fascia A, quelli rimborsati dal servizio sanitario nazionale ma pagati direttamente dai cittadini (+1,64) e i farmaci di fascia C con obbligo di ricetta (+1,9%).

I dati del ministero della Salute dicono che la spesa
farmaceutica netta sul totale di quella sanitaria è
passata dal 16,3% del 2001 al 13,8% del 2003. L’abolizione delticket nel 2001 aveva portato ad un aumento pari al 37,2%, poiabbattuto nel 2002 (0,9%). Nel 2003 si è registrato un calo
della spesa netta rispetto al 2001 pari a -5,4%.
Consistente il contributo arrivato con i farmaci generici,quelli meno costosi perchè a brevetto scaduto: inesistenti in Italia nel 2001, nel 2003 hanno raggiunto una percentuale di spesa attorno all’11,9%, con un risparmio di 331 milioni di
euro.

Ma, interpellata, la Federgenerici ha spiegato che ancora molto si può fare. Se è vero che i prezzi dei medicinali di fascia A in Italia continuano ad essere in media i bassi che nel resto del’Europa (- 14% rispetto alla media europea), sui
medicinali coperti da certificato di protezione complementare in Italia, ma già fuori brevetto in Europa, la situazione è completamente rovesciata. Questo significa, in sostanza che i prezzi dei farmaci più nuovi, quelli ancora coperti dal
brevetto nell’Unione Europea, sono in Italia mediamente più bassi che nel resto d’Europa, mentre alcuni importanti prodotti, che rappresentano il 23,8% dei pezzi venduti, pari al 31,2% per il fatturato, godono ancora di copertura brevettuale con prezzi così più alti che nel resto dell’Europa.