Guardare con occhi nuovi anche quello che vedi ogni giorno, anche il più trascurato e sconosciuto degli angoli; questo il compito degli studenti che hanno aderito al progetto ‘La scuola adotta un monumento‘. Tra scuole d’infanzia, elementari, medie inferiori e superiori sono complessivamente dodici le scuole che quest’anno hanno partecipano alla settima edizione della manifestazione nata nel 1998, oltre una ventina i monumenti e i luoghi di Modena adottati.

L’iniziativa è promossa dal Comune di Modena – assessorato all’Istruzione e Itinerari scuola-città del Memo – e dall’Associazione Amici dei Musei e dei Monumenti di Modena, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena. Domani, sabato 24 aprile, nell’atrio di Palazzo dei Musei, alle ore 10.30, inaugura la mostra dedicata a ‘La scuola adotta un monumento‘ e iniziano le visite guidate, che continueranno poi sino al 2 maggio, ai monumenti adottati dalle classi.

Alla cerimonia saranno presenti il sindaco di Modena Giuliano Barbolini, l’assessore all’Istruzione del Comune di Modena Morena Manfredini, il presidente dell’Associazione Amici dei Musei e dei Monumenti di Modena Gaetano Rossi, il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena Gianfranco Baldini e naturalmente studenti e docenti coinvolti nell’iniziativa.

Nella mostra sono esposti i materiali prodotti nei percorsi didattici interdisciplinari realizzati durante l’anno scolastico e relativi ai percorsi di studio su 16 dei 22 monumenti adottati. Nel pomeriggio sono previste visite guidate dagli stessi studenti alla mostra, oltre che al Duomo, all’archivio e alla Biblioteca Poletti.

Ogni scuola ha costruito proposte per far vivere piazze, parchi, chiese, canali sotterranei, disegni antichi e archivi inesplorati, utilizzando approcci inconsueti, ma sempre con lo scopo di riallacciare rapporti tra i monumenti e i cittadini perché, come scriveva Paul Valery “Bisogna che i monumenti cantino. E’ necessario che essi generino un vocabolario, creino una relazione, contribuiscano a creare una società civile. La memoria storica, infatti, non è un fondo immobile in grado di comunicare comunque, bisogna sapere come farla riaffiorare, va continuamente rinarrata. Anche perché, se il patrimonio storico, culturale, non entra in relazione con la gente, declinando linguaggi diversi e parlando a tutti, rischia di morire, incapace di trasmettere senso e identità a una comunità.”