Il 4,6% delle 261 mila ditte
individuali operative in Emilia-Romagna ha per titolare un cittadino straniero di paesi economicamente e socialmente arretrati (Pvs), per un totale di quasi 12 mila imprese.

La
crescita di queste attivita’ e’ stata del 21% annuo nel periodo 2000-2003, a fronte della diminuzione dell’ 1% di quelle con titolare italiano; il settore delle costruzioni ne costituisce il 40,6%, seguito dal tessile/abbigliamento/confezione col 9,3%.
I dati sono stati ricavati dall’indagine sulle economie etniche e la non regolarita’ di impresa in regione, realizzata da Sviluppo Italia-Consorzio Spinner, in collaborazione con la Camera di Commercio di Modena.


Il tasso di imprenditorialita’ (rapporto tra numero di imprese Pvs e numero di cittadini Pvs residenti in regione) e’ per la comunita’ cinese il piu’ elevato tra tutti gli stranieri: il 16,3% contro la media del 5,7%. Alla fine del 2003 le imprese con titolare cinese nel settore tessile/abbigliamento/confezione erano 1000, contro le 579 del 2000 e con un fatturato netto settoriale stimato in circa 113 milioni di euro. La provincia con la maggiore concentrazione di attivita’ e’ risultata Reggio Emilia (403), seguita da Modena (287) e da Bologna (175). Gli addetti dei laboratori cinesi sono circa 9.000 (3.600 nel Reggiano, 2.600 nel Modenese, 1.600 nel Bolognese, 1.200 distribuiti tra le altre province).


Le irregolarita’ riscontrate sono di diverso tipo: la mancanza del permesso di soggiorno del lavoratore; la mancanza di registrazione o di contratto; inadempienze assicurative, previdenziali, fiscali; il non rispetto delle normative sulla sicurezza.