“Il doping è slealtà. Per
vincere io non ho mai fatto ricorso a sostanze proibite, ma solo
a tanto allenamento e… alla pastasciutta della mamma!”.
Parola di Alberto Tomba, che come altri campioni italiani dello
sci di ieri e di oggi ha portato la propria testimonianza a
favore di uno ‘sport pulito’ nello stand che il progetto
‘Tallone di Achille’ ha allestito a Skipass, il salone degli
sport invernali in corso al quartiere fieristico di Modena.

Nomi come Deborah Compagnoni, Stefania Belmondo, Gabriella
Paruzzi (che alle Olimpiadi di Salt Lake City 2002 fu
inizialmente privata di una medaglia d’oro, poi legittimamente
restituita per la squalifica causa doping della vincitrice),
Giorgio Rocca e Isolde Kostner si sono affiancati a Gustav
Thoeni nel dire no al doping. Accanto a loro anche campioni
olimpici di altre specialità, come il canoista Antonio Rossi.
Il progetto ‘Tallone di Achille’, sviluppato con il
contributo finanziario e il supporto della Commissione Europea,
prevede iniziative conoscitive e di prevenzione sugli stili di
vita nel mondo giovanile e sportivo, con particolare riguardo
all’utilizzo di sostanze dopanti. Lo scopo è quello di
fotografare la situazione e realizzare interventi informativi ed
educativi.
Per Deborah Compagnoni “a causa del doping lo sport ha perso
molta credibilità, e spero che questo problema si possa presto
superare. Ma lo sport è lo strumento migliore per aiutare i
giovani a crescere in maniera sana ed equilibrata, perché
insegna a vincere e a perdere, a festeggiare e a fare
sacrifici”. Sulla stessa ‘lunghezza d’ondà Stefania Belmondo,
oggi testimonial delle Olimpiadi invernali di Torino 2006: “Mi
sono sempre battuta per debellare questo problema, prima come
atleta e ora come madre e dirigente sportiva. Vado spesso nelle
scuole a fare informazione con i ragazzi: combattiamo tutti
assieme il doping, facciamo capire ai giovani che lo sport è
bello se vissuto senza artifici”.

“Ai miei tempi non si parlava molto di doping – ha detto
Thoeni – ma oggi per fortuna ci sono severi controlli che
riescono a scovare gli atleti scorretti”. La ricetta per
vincere, oggi come negli anni Settanta, è sempre la stessa:
“Lavorare tanto e allenarsi senza sosta. Se si hanno delle
capacità, quelle alla fine emergono. Se non si hanno, non basta
il doping a fare un campione”. Dallo sci alla canoa, con la
testimonianza di Antonio Rossi: “Usare il doping per
raggiungere più facilmente dei risultati è negare lo spirito
dello sport. Io sono contro il doping per tanti motivi: perché
fa male alla salute, perché sono padre di due figli e auguro
loro di crescere in una società dove non esistano più questi
problemi e possano fare sport in maniera pulita. Ma dico no
anche come membro della Guardia di Finanza, perché il doping è
un reato”.


Allo stand ieri è intervenuto anche il sottosegretario allo
sport Mario Pescante: “Il doping – ha detto – è una tragedia
che non riguarda solo la salute degli atleti, ma la salute dello
sport, inteso come contenitore di valori e strumento di
educazione e di formazione dei giovani. Il doping è esattamente
il contrario dello sport, perché è la ricerca di scorciatoie e
imbrogli per superare gli avversari. Tutte le iniziative che lo
combattono e lo prevengono, come quella del ‘Tallone d’Achillé,
sono estremamente importanti. Se ne deve parlare, è importante
discuterne e fare educazione”.