La Cgil dell’Emilia Romagna rilancia il tema della salute mentale in vista dell’approvazione del quarto piano sociale e sanitario regionale e chiede alla Regione di dedicare a tali problematiche una attenzione particolare. Con questo obiettivo la confederazione regionale e la Funzione pubblica Cgil, il sindacato della categoria, hanno elaborato un documento di proposte che è stato presentato questa mattina a Bologna in un convegno dal titolo “La salute mentale oltre i camici bianchi e i posti letto”.

L’incontro – avviato dalla relazione del segretario regionale Cgil Paolo Lanna e concluso da Sandro Del Fattore, della Fp nazionale – è diventato sede di confronto con operatori, familiari e con la stessa Regione, rappresentata dal direttore generale dell’assessorato alla sanità Franco Rossi, intervenuto nel dibattito.

Punto di partenza delle proposte Cgil è la netta opposizione alla linea regressiva dei progetti di controriforma del governo, che con varie iniziative legislative punta alla riapertura più o meno esplicita dei manicomi. Per battere questa linea è utile e necessario innovare la rete attuale dei servizi di salute mentale, alla luce delle caratteristiche nuove assunte dal fenomeno (che riguarda più anziani, fasce di disagio giovanile, immigrati) e dei limiti riscontrati nell’esperienza fin qui compiuta.

Le proposte di Cgil e Fp regionali ruotano attorno ad alcune parole chiave: integrazione dei servizi, centralità del territorio, partecipazione, formazione e professionalità degli operatori. Il tutto richiede un rapporto virtuoso tra Dipartimenti di salute mentale (Dsm) e Centri di salute mentale (Csm) dei Distretti socio sanitari, favorendo una agibilità più flessibile dei Csm da parte degli utenti (agendo su orari, posti letto, competenze professionali), mentre occorre rivisitare il ruolo delle residenze sanitarie riabilitative a vantaggio di case famiglia e appartamenti protetti, per evitare il rischio di cronicizzate il disagio e per proiettare invece la cura verso reintegro e riabilitazione sociale.

“Per promuovere la salute mentale – osserva Paolo Lanna – non basta una buona pratica clinica, ma occorre mettere in campo anche una buona politica delle alleanze. In tal senso proponiamo di allestire dei progetti/obiettivo per la prevenzione nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nei quartieri. Inoltre sono determinanti aspetti come la casa, il lavoro, la socialità, che possono sostenere il reinserimento delle persone con problemi: per questo suggeriamo un investimento in veri e propri patti locali tra amministrazioni comunali, terzo settore, associazioni dei familiari, sindacati e imprenditori, con i Csm come protagonisti di primo piano.”
In Emilia Romagna sono circa 63.000 gli utenti dei Csm e 2.250 gli assistiti nelle strutture residenziali (dati 2003).