Il 24 novembre prossimo
sciopereranno i magistrati e gli avvocati penalisti contro la
riforma dell’ordinamento giudiziario, approvata oggi dal Senato.
Uno stop che ha un solo precedente nel 1990, quando le due
categorie incrociarono le braccia insieme per sollecitare
interventi per far funzionare il servizio giustizia.

Stavolta però, a differenza di 14 anni fa, lo sciopero non
é stato convocato congiuntamente, anche perché le ragioni del
dissenso non coincidono e per certi versi sono opposte. Una
ventina di giorni fa l’ha proclamato l’Unione delle Camere
penali; oggi l’ha fatto la giunta dell’Associazione nazionale
magistrati, subito dopo il via libera del Senato alla riforma, e
anticipando la decisione che avrebbe dovuto prendere domenica
prossima il parlamentino dei giudici.


Si va dunque verso il blocco totale dell’attività
giudiziaria il 24; e a farlo ipotizzare sono i numeri delle due
organizzazioni. All’Anm aderisce il 90 per cento dei 9mila
magistrati. E nei due precedenti scioperi proclamati contro la
riforma dell’ordinamento giudiziario, il 20 giugno del 2002 e il
25 maggio di quest’anno, più dell’80 per cento di giudici e pm
hanno scelto di incrociare le braccia. Ottomila e cinquecento
sono invece gli iscritti all’Unione delle Camere penali: anche
loro sono stati compatti negli altri cinque scioperi che negli
ultimi due anni l’organizzazione ha proclamato contro la
riforma.