Per la prima volta da 14 anni a questa parte oggi scioperano insieme magistrati e avvocati (questi ultimi prolungano la protesta fino a domani). Entrambe le categorie contestano la riforma dell’ordinamento giudiziario, ma per ragioni diverse: infatti non si tratta di uno sciopero congiunto.

Gli effetti potrebbero essere pesanti, tenuto conto della rappresentatività delle due organizzazioni (all’Anm aderisce il 90 per cento dei 9mila magistrati, e all’Unione delle camere penali sono iscritti 8500 avvocati).

Negli organi giudicanti collegiali basterà l’adesione di un solo magistrato per far saltare le udienze; saranno comunque assicurati i servizi essenziali. Per i magistrati si tratta del terzo sciopero contro la riforma dell’ordinamento giudiziario: ai due precedenti, il 20 giugno del 2002 e il 25 maggio di quest’anno, più dell’80 per cento di giudici e pm ha incrociato le braccia. Per l’Unione delle Camere penali si tratta invece della sesta astensione dal lavoro negli ultimi due anni contro il ddl Castelli.