7 gennaio 1797, nella Sala progettata dall’architetto Lodovico Bolognini e destinata in origine a sede dell’archivio generale della Municipalità di Reggio Emilia venne sancita anche la nascita del primo Tricolore bianco rosso e verde. La mozione che fu all’origine di quella adozione venne presentata intorno alle ore 11 dal patriota e letterato Giuseppe Compagnoni, allora 43enne, che rappresentava al Congresso la natìa città di Lugo, in Romagna.

Qualche mese prima, a settembre 1796, il tricolore bianco-rosso-verde aveva fatto la sua apparizione per decisione di Napoleone come bandiera della ‘Legione Lombardia’ ma fu consacrato come simbolo della Patria con scelta democratica solo quattro mesi dopo a Reggio Emilia.

Dopo quel giorno di 208 anni fa, il Tricolore – che recava lo stemma e le iniziali della Repubblica Cispadana – subì varie modifiche: come bandiera della Repubblica Cisalpina le bande orizzontali divennero verticali; poi, dopo alcune varianti e dopo essere stato ‘oscurato’ nei decenni che seguirono il Congresso di Vienna, nel 1831, con la nascita della Giovine Italia mazziniana, sul rinato Tricolore apparve la scritta “Libertas, Uguaglianza, Umanità” e, sull’altro lato, “Unità, Indipendenza”. Nel 1848 il Tricolore diventava bandiera del Regno di Sardegna e poi del Regno d’Italia, e recò per quasi cent’anni al centro, sulla fascia bianca, lo Scudo dei Savoia; e, in alcune realtà di modesta durata temporale, ora l’emblema della Sicilia, ora quello della Repubblica veneta o della Repubblica Romana.

Infine, con la nascita il 2 giugno ’46 della Repubblica Italiana, un decreto legislativo presidenziale del 14 giugno stabilì la foggia attuale della bandiera, inserita poi dall’Assemblea costituente, il 24 marzo 1947, all’articolo 12 della nostra Carta Costituzionale: “La bandiera della repubblica à il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a bande verticali e di eguali dimensioni”.