Depresso per lo sfratto che, da un anno, lo costringeva a dormire in auto con la moglie e i
figli piccoli ospitati in una casa di accoglienza, voleva buttarsi sotto un treno alla stazione di Reggio Emilia: l’uomo, un trentatreenne nordafricano, con regolare permesso di
soggiorno e un posto da operaio, è però stato salvato dai carabinieri e dagli agenti della Polfer.


A impedire la morte è stata un’ultima disperata telefonata che, poco prima, il giovane aveva fatto al 112, e la sensibilità dei militari: identificato il numero, l’uomo è stato ricontattato, ascoltato, fino a che le pattuglie sul posto non sono riuscite a identificarlo. Era già alla stazione ferroviaria e sarebbe stata questione di pochi minuti. Invece
l’hanno visto gli uomini della Polfer e i carabinieri della stazione di Corso Cairoli, che l’hanno poi affidato alle cure del 118.

Dietro lo stato depressivo del nordafricano ci sono i suoi ultimi anni di vita ricostruiti nel racconto fatto ai carabinieri: guadagnandosi onestamente uno stipendio, era riuscito a far venire la famiglia in Italia, la moglie e due bambini, uno di tre anni e l’altro di pochi mesi. Poì però i 1.000 euro di stipendio non sono più bastati e dopo lo sfratto
e un anno di ospitalità in un comune della Bassa reggiana, c’é stata la separazione forzata dal proprio nucleo famigliare, che viveva in una struttura di accoglienza. Una situazione che, ieri
sera, al termine del turno di lavoro, voleva chiudere con la morte: “Sto andando alla stazione ferroviaria ad ammazzarmi”, ha detto al 112. Ma i carabinieri sono riusciti a fermarlo.